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Lo sfogo di Nicolò Fagioli: “Dolore e umiliazione, ma ora basta”

Nicolò Fagioli, talento juventino e volto fragile di una vicenda che ha sconvolto il calcio italiano, rompe il silenzio con un messaggio potente e doloroso, pubblicato sui suoi canali social. Dopo le nuove indiscrezioni sul sistema parallelo di scommesse illegali scoperto dagli inquirenti, torna a parlare non per difendersi, ma per chiedere rispetto.

“Ho già pagato il mio debito con la giustizia”, scrive Fagioli accanto a una foto in bianco e nero, dove spicca solo il suo numero in rosso. Un’immagine simbolica, che accompagna uno sfogo personale e profondo, carico di amarezza ma anche di dignità.

Il giocatore ricorda il percorso fatto: il patteggiamento, la squalifica di sette mesi, gli obblighi accessori, la vergogna pubblica. “Ho sopportato il peso di aver commesso qualcosa di brutto. Ho deluso chi credeva in me. Ho raccontato la mia patologia nelle scuole, ai miei cari, alla stampa. Ma quella stessa stampa che spesso racconta la mia malattia oggi mi rimette alla gogna. Di nuovo”.

Fagioli non cerca sconti: “Non c’è vittimismo. Ho passato un periodo buio, ho fatto un errore. Ma stavolta l’accanimento mediatico mi sta facendo rivivere quei fantasmi. E non è giusto”. Dal punto di vista sportivo, la sua posizione è stata definita: ha scontato la squalifica, ha affrontato le conseguenze.

Fagioli, il diritto a una seconda opportunità

Sul piano penale, invece, la partita non è ancora finita. Fagioli rischia una condanna a tre mesi e un’ammenda di 500 euro per aver contribuito, secondo l’accusa, a diffondere il gioco illecito. Una pena che potrebbe essere evitata con un’oblazione, cioè il pagamento volontario di circa metà della sanzione.

Il punto, però, non è giudiziario. È umano. “Ho sbagliato, ho pagato, senza far male a nessuno se non a me stesso e a chi mi ama”, scrive. “E come ogni persona che sbaglia e paga, ho tutto il diritto di rialzarmi”. Un grido di dolore che chiede comprensione, non compassione. Un diritto alla seconda possibilità che tutti hanno il diritto di avere.

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