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Scherma, ai Mondiali lo scontro fra Ucraina e Russia va oltre lo sport: com’è andata

Scherma, a volte lo sport si sovrappone alla realtà, la assorbe e diventa qualcosa di più grande: un messaggio, un atto politico. Così è stato nel Mondiale di fioretto a squadre femminile, dove la sfida Ucraina-Russia ha superato i confini dello sport. In pedana, l’incrocio tra le due nazionali – mascherato dietro l’etichetta degli “Atleti Individuali Neutrali” (AIN) sotto la quale partecipano le russe – ha assunto un significato profondo.

La sfida si è consumata in un’atmosfera inizialmente quasi irreale, senza contestazioni o tensioni visibili. Le due squadre si sono posizionate come da protocollo, a debita distanza, senza strette di mano, solo uno scambio di saluti con i fioretti. Poi l’inizio. La Russia sembra dominare: vola sul 18-11. L’Ucraina è spenta, quasi intimorita. Ma proprio quando tutto sembra compromesso, arriva la scossa: Olga Sopit ribalta il match con un parziale di 7-1, riaprendo tutto.

Da quel momento le ucraine non si voltano più indietro: sorpassano, allungano e chiudono 45-36, con il punto decisivo firmato da Alina Poloziuk. In tribuna è un’esplosione di gioia. Una vittoria che vale più di altre. C’è Olga Kharlan, la campionessa della sciabola in anno sabbatico, che guida i cori e non nasconde la soddisfazione.

L’assenza di contestazioni plateali, le facce compassate delle russe, i box silenziosi: tutto ha seguito un copione controllato. Ma il significato simbolico dell’incontro resta fortissimo. Non c’erano tifosi russi sugli spalti, mentre la mini curva ucraina ha accompagnato ogni stoccata con cori e incitamenti. (continua dopo la foto)

Kharlan lo ha detto chiaramente: “Era necessario dare visibilità a questa questione”, riferendosi alla lettera – firmata da oltre 400 atleti – contro l’allentamento dei controlli sulla “neutralità” degli atleti russi, molti dei quali legati alle forze armate. Una battaglia che la Federscherma internazionale ha ignorato, ma che è tornata viva proprio grazie a questa vittoria sportiva dal chiaro significato politico.

Nel turno successivo è arrivata la sconfitta contro l’Italia (45-34), ma la partita da vincere era quella contro la Russia, ed è stata vinta. E ha lasciato il segno. Perché a volte una stoccata vale come un atto di dignità, una risposta a chi pensa che certi conflitti debbano rimanere separati dallo sport. E invece, a volte, lo sport manda risposte potenti, come in questo caso.

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