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Rugby femminile, quanti stereotipi!

rugby femminile

Nello sport esistono ancora molti, moltissimi stereotipi di genere. Basti pensare che il nuoto sincronizzato non era una disciplina aperta agli uomini nelle gare ufficiali fino a quattro anni fa. O che secondo certi esponenti del mondo del calcio le donne non possono ‘parlare di tattica’ (naturalmente il riferimento è a Collovati). Di stereotipi di genere ne sanno qualcosa le giocatrici di rugby, sport considerato ‘maschio’ per antonomasia, che solo dagli anni 2000 nella versione femminile è entrato a far parte delle maggiori competizioni. Eppure il rugby femminile è più vivo che mai, e sempre più partecipato.

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Le domande più sciocche sul rugby femminile

Le giocatrici sanno bene che il loro mondo è ancora permeato di stereotipi e sciocche illazioni. Due atlete britanniche, Natasha Hunt (del Gloucester-Hartpury) e Emily Scarratt (del Loughborough Lightning), hanno raccontato durante un’intervista per la Bbc quali sono le domande più stupide che vengono rivolte alle atlete di questa disciplina. Entrambe vestono la maglia della nazionale britannica, eppure una delle domande che viene più spesso loro rivolta è ‘si può placcare nel rugby femminile?’. Come se l’idea dello sport di contatto per donne fosse inconcepibile, e la disciplina potesse escludere la sua azione più emblematica in funzione del genere di chi lo pratica.

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Altra comune e assurda domanda che le giocatrici riferiscono riguarda il seno. Ovvero, com’è possibile placcare avendo il seno? (Come possono le donne giocare senza avere uno scudo protettivo che ripara questa ‘sacra’ parte del corpo?). E soprattutto: potete tirarvi i capelli durante il gioco? Tra le curiosità a cui le due atlete trovano più stupido dover rispondere c’è anche questa: il campo da gioco è grande tanto quanto quello maschile? E il pallone ha la stessa dimensione? Infine, ciliegina sulla torta, l’illazione più classica: siete tutte lesbiche? Le campionesse ridono di queste domande, ma è ovvio che rivelano l’enorme quantità di stereotipi e di costrutti basati su differenze di genere del tutto aleatorie.

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