
Tre gare, tre vincitori diversi – Norris, Piastri, Verstappen – e nessun podio per la Ferrari. Se l’equilibrio là davanti racconta di una stagione potenzialmente più aperta, a Maranello il bilancio è amaro: un terzo dei punti raccolti nello stesso periodo del 2023, nessun acuto in gara. Eppure, rispetto allo scorso anno, una differenza c’è. L’ha sottolineata anche Giuliano Duchessa sul Corriere della Sera: “Hamilton ha vinto la Sprint, segno che qualcosa in questa Formula 1 è ancora sbloccabile”.
La #Ferrari porterà in Bahrain un fondo nuovo "fuori programma", dato che il primo pacchetto ufficiale di aggiornamenti è previsto per Imola. Sarà una soluzione provvisoria per limitare i danni di una SF-25 capricciosa📢
— Formula1.it WM (@Formula1WM) April 9, 2025
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La Ferrari non parte da zero, ma da una base già corretta a partire da Monza 2024, quando il problema dell’instabilità era stato almeno in parte superato. La nuova monoposto, meno vorace di pneumatici, resta però troppo distante dai primi. E in un campionato che sembra potersi decidere anche a colpi di dettagli e aggiornamenti ben centrati, il GP del Bahrain potrebbe segnare uno spartiacque.
Il cammino tecnico della Rossa negli ultimi anni è stato tutto tranne che lineare. Dopo l’altalenante SF-24, velocissima sul giro secco ma impresentabile in gara, le aspettative erano alte. Anche perché i progressi di fine stagione avevano fatto sperare in una continuità che non c’è stata. Ora lo scenario è diverso: la McLaren ha dimostrato che risalire è possibile, e lo ha fatto nel giro di pochi mesi. Perché no la Ferrari?

Certo, dentro Maranello si respira delusione, non isteria. E non è poco. Il gruppo è stato profondamente ristrutturato secondo la linea di Fred Vasseur, e il lavoro – come nota Duchessa – si muove in profondità, non si registra panico. Ma le prossime due tappe di sviluppo sono da dentro o fuori.
Leclerc e Hamilton potranno contare in Bahrein su aggiornamenti fondamentali. Il simulatore li ha approvati, ora la pista dovrà confermarli: nuovo fondo, due diverse ali posteriori con main-plain ridisegnati, elementi di raffreddamento aggiornati, geometria del diffusore modificata. Alcune soluzioni potrebbero non essere dichiarate in anticipo: un segnale che si gioca tutto, anche sulla gestione dell’informazione tecnica.
Hamilton li testerà nelle FP1, assieme a Beganovic, che girerà con una vecchia specifica. Il messaggio è chiaro: si cerca una chiave di lettura definitiva, la stessa che nel 2023 fu trovata – proprio da Monza in poi – e che potrebbe rimettere in carreggiata un progetto ancora troppo ondivago.

John Elkann aveva fissato l’obiettivo: vincere entro il 2026. Da qui al termine della stagione c’è ancora margine, ma non tempo da perdere. Il ricambio interno prosegue, le pressioni di uomini come Loic Serra e Diego Tondi si fanno sentire. E se la McLaren continua a brillare, alla Ferrari brucia il fatto di non essere lì, in lotta da subito, con chi solo pochi mesi fa veniva dato dietro.
Tutto torna dove era iniziato: Sakhir, terra di test e – si spera – di riscatti. Una pista dove le McLaren potrebbero essere favorite, ma anche una vetrina in cui le Rosse possono (e devono) mostrare di aver invertito la rotta. Il passato recente ha dimostrato che si può ribaltare una stagione in pochi GP. La Ferrari non può più aspettare.
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