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Prevost e le origini italiane, interviene il fratello: cosa si scopre

Il giorno dell’Habemus Papam: tra incredulità e telefonate

Quando dal comignolo della Sistina è uscita la fumata bianca, John era a casa, ignaro. A dargli la notizia è stato un ex collega, con un messaggio sul cellulare. “Ho acceso la tv e chiamato mia nipote: abbiamo guardato insieme. Lei è scoppiata a gridare. È stato un momento incredibile. Sapevamo che avrebbe fatto cose importanti, ma nessuno immaginava che sarebbe diventato Papa”. Oggi, racconta con affetto, si sentono tutti i giorni al telefono. “Mi chiama per sapere se sono ancora vivo. È rimasto una persona normale, per nulla montata. Non è uno che si dà arie”.

La missione in Perù e la visione di una Chiesa tra i poveri

Secondo John, uno degli episodi fondamentali nel cammino del fratello verso il soglio pontificio è stata l’esperienza missionaria in Perù, durata diversi anni. “Quella permanenza tra i poveri lo ha segnato profondamente. Gli ha fatto capire il bisogno di una Chiesa presente, che si sporchi le mani, che stia dove c’è sofferenza”. Un’eredità spirituale che si intreccia con la linea di papa Francesco, che ha più volte indicato la Chiesa “in uscita” come strada da seguire. E che Leone XIV sembra voler proseguire, con un occhio particolare alle questioni sociali, come già emerso nei suoi primi giorni da Papa. Infine, John mette le mani avanti su un tema che inevitabilmente accende i riflettori: l’etichetta politica del nuovo Papa. Alcuni, negli Stati Uniti, hanno riportato che fosse registrato come repubblicano. Ma lui frena: “Mi sorprende che lo dicano. Dirà la verità, per come la vede lui. Non sarà un Papa ideologico”.

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