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Prevost allontana i simboli di Papa Francesco: le prime scelte da nuovo Papa

Missioni, battute e… tifosi romanisti

Chi ha conosciuto Prevost missionario, racconta di un uomo abituato al contatto umano, al dialogo semplice, alla battuta pronta. E qualcosa di tutto ciò si è visto nel blitz a Genazzano: lì, un tifoso romanista lo ha riconosciuto e gli ha gridato “Forza Roma!”, fiero di avere un Papa giallorosso. Il Pontefice ha riso di gusto, senza imbarazzi. Un momento umano, vero, quasi da fiction. Lo si intuisce: c’è del Francesco nel sorriso e nella semplicità, ma anche del Ratzinger nella compostezza dottrinale, e persino qualche eco di Giovanni Paolo II, specie quando si alza la voce contro la guerra.

L’auto, i paramenti e il “no” al carnevale

Piccoli dettagli? Mica tanto. Alla prima uscita pubblica dopo l’elezione, Leone XIV ha usato una berlina Volkswagen del parco auto pontificio, con la storica targa SCV1. E a Genazzano? Un pulmino nero dai vetri oscurati, per viaggiare con amici e familiari. Una scelta umana, quasi familiare. E se qualcuno cercava un confronto con il celebre “Il carnevale è finito” pronunciato da Papa Francesco rifiutando i paramenti tradizionali, ieri è stato servito: Leone XIV li ha accettati tutti, senza timori né reticenze. Non per vanità, ma per rispetto della forma liturgica. Fin dai primi passi, appare evidente: il pontificato di Leone XIV sarà una miscela calibrata di passato e futuro. Tradizione e visione. Unione tra i giganti su cui si appoggia: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Eppure c’è già qualcosa di solo suo. Di personale. Di riconoscibile. Anche nella meditazione conclusiva rivolta alla folla di San Pietro: “Mai più la guerra”, ha detto. Una frase che riporta a Paolo VI. Un’eredità pesante, certo. Ma che Leone XIV sembra pronto a portare. Con voce intonata. E passo deciso.

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