
Il campione è sempre lui, Tadej Pogacar. Quando parte non gli stanno dietro, e fa impressione vedere come riesce a dominare le corse con scelte lucide, magari non premeditate, leggendo la gara man mano che va avanti. Ed è stato così anche alla Liegi-Bastogne-Liegi, una classica che ha visto lo sloveno in trionfo ma anche una grande soddisfazione per l’Italia, con il secondo posto in volata di Giulio Ciccone.
Liegi-Bastogne-Liegi 2025, Pogacar da record. Ciccone secondo. L'ordine d'arrivo https://t.co/bmyCgzqgqP
— Alessandro D'Alessio (@DALEX911) April 27, 2025
Tadej Pogačar si conferma così dominatore assoluto anche nella 111esima edizione della Liegi-Bastogne-Liegi, la decana delle classiche monumento. Sui 252 chilometri valloni, tra le strade dure della Vallonia, lo sloveno della UAE Team Emirates ha danzato sopra le difficoltà, prendendosi la corsa con un colpo secco e regale.
Per Pogacar è la terza vittoria nella Liegi, dopo i trionfi del 2021 e del 2024, e la seconda consecutiva. L’attacco è stato un’improvvisazione da campione. Non c’era nei piani questa iniziativa sulla leggendaria Côte de la Redoute, ma il destino si scrive sulle strade. E lo sloveno ha capito e si è mosso al momento giusto.
Pogacar, un fenomeno che sa leggere le corse
A circa 30 chilometri dal traguardo, Pogačar legge nei respiri degli avversari la stanchezza, sente la forza nei muscoli e decide: scappa via. “Abbiamo seguito le gambe”, ha raccontato a fine gara, senza troppi giri di parole. Evenepoel? Nemmeno visto, come se il vento l’avesse spazzato via.
Dietro, a 1’03”, brilla il coraggio di Giulio Ciccone, splendido secondo nella volata ristretta davanti all’irlandese Ben Healy. Altri due azzurri rendono onore alla giornata: Simone Velasco, quarto a 1’10”, e Andrea Bagioli, sesto con lo stesso distacco. Un’Italia viva, arrembante, che accende una corsa dura e selettiva, fatta di salite nervose come il Col du Rosier e la terribile Côte de Saint-Nicolas, 1.200 metri all’8,6%.
“È bellissimo finire così la prima parte della stagione”, ha detto un Pogačar raggiante, ancora zuppo di pioggia. La campagna del Nord cala il sipario su un protagonista assoluto: giovane, spietato e capace di decidere da solo il momento in cui far saltare il banco. A 26 anni, il campione sloveno continua a scolpire il suo nome nella leggenda.
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