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Papa Leone e la telefonata a Putin: un segnale chiaro di svolta

Il Vaticano non è più sede neutrale: un nuovo modello di pontificato

È lo stesso Schiavazzi a proporre la chiave di lettura più originale: la cosiddetta “variabile leoniana”. Una tensione costante, spiega, tra due nature del pontificato: il costruttore di ponti (pontifex) e il Papa-guerriero, che interviene (Leone). Leone XIV ha scelto la seconda. E la scelta si riflette non solo nella geopolitica, ma anche nel linguaggio. “I sepolcri vuoti oggi – dice Schiavazzi – sono quelli di Bucha, Gaza, Mariupol. Il Papa deve correre lì. Annunciare speranza, anche dove sembra impossibile trovarla”.

Il prezzo di questa scelta è chiaro: la Santa Sede non potrà più essere considerata un luogo di negoziato neutrale. Lo ha ammesso lo stesso Schiavazzi: “Finché il Vaticano era super partes, poteva essere sede di trattative. Oggi, Mosca non può più considerarlo tale”. La conferma è arrivata anche da Lavrov, che ha chiuso la porta all’ipotesi, rilanciata da Trump, di negoziati in Vaticano. Ma Leone XIV non cerca una piattaforma diplomatica. Cerca la giustizia. Un altro elemento centrale è il profilo stesso di Leone XIV: americano, ma autonomo. Non legato alle logiche di Washington, né piegato a quelle di Mosca. Per Schiavazzi è la “carta che mancava a Kiev”. E ora, con la Santa Sede che parla chiaro, Putin è costretto a fare i conti con una voce autorevole che non può delegittimare.

Il legame spezzato con Putin, l’eredità del 2013

La svolta di Leone XIV chiude anche simbolicamente il ciclo aperto da Francesco. Nel 2013, Bergoglio aveva scritto una lettera a Putin per evitare un intervento americano in Siria. Allora, il Vaticano guardava alla Russia come protettrice dei cristiani d’Oriente. Ma tutto cambiò nel 2014 con l’invasione della Crimea. Francesco cercò fino all’ultimo un contatto, arrivando a recarsi personalmente all’ambasciata russa dopo l’inizio del conflitto ucraino nel 2022. Ma la porta fu chiusa. Con Leone XIV, quella porta non si riapre. Si entra in una nuova fase, dove la diplomazia lascia spazio a una testimonianza cristiana netta e militante, dalla parte delle vittime. La telefonata a Putin non è un episodio isolato. È il primo atto concreto di un pontificato che ha scelto di essere presente nei conflitti, non più soltanto come mediatore, ma come testimone attivo della fede e della giustizia. Se con Francesco il Vaticano cercava di costruire ponti, con Leone XIV quei ponti potrebbero diventare barricate morali contro la barbarie.

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