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Novak Djokovic: “Ecco cosa penso della squalifica di Sinner, è chiaro che così non funziona”

Novak Djokovic ha espresso il proprio parere articolato sulla sospensione di tre mesi inflitta a Jannik Sinner in seguito all’accordo con la Wada per il caso Clostebol. Il campione serbo ha subito chiarito che “Sinner è sicuramente innocente“, per fugare ogni dubbio. Ma non ha mancato di rivolgere alcune frecciate e di sollevare dubbi sul sistema e sulle reazioni di altri tennisti.

“Jannik avrà una sospensione di tre mesi a causa di errori e negligenze di alcuni membri del suo team, che stanno lavorando ancora nel tour. Questa è anche una cosa che io personalmente, ma anche molti altri giocatori, trovano strana”, ha dichiarato il serbo parlando a margine del torneo di Doha, in Qatar. Il riferimento è soprattutto a Ferrara, che è stato assunto da Matteo Berrettini come preparatore atletico.

In realtà, sia Ferrara, sia Naldi sono stati poco accorti nelle loro azioni ma non sono mai stati accusati di avere fatto intenzionalmente qualcosa di illecito. Per questo le parole di Djokovic sono sembrate un modo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, come il tennista serbo ha fatto diverse volte da quando la vicenda Clostebol è stata resa nota.

Djokovic ha rivelato di aver parlato con diversi giocatori negli spogliatoi, non solo negli ultimi giorni ma anche nei mesi precedenti, e che la maggior parte di loro non è soddisfatta del modo in cui si è svolto l’intero processo. “Molti credono che ci sia stato favoritismo“, ha aggiunto. Insomma, da una parte stima e carezze per Jannik, dall’altra polemiche e frecciatine.

Nole ha sottolineato che, pur essendo stato dimostrato che Sinner e Iga Swiatek sono innocenti, il loro status di giocatori di punta potrebbe aver influito sull’esito delle indagini. L’ex numero uno del mondo ha espresso solidarietà nei confronti di altre star che hanno subito sanzioni più severe per violazioni legate al doping.

“Abbiamo visto i casi di Simona Halep, Tara Moore e altri giocatori forse meno noti, che hanno lottato per anni per risolvere i loro casi o che sono stati sospesi per molto tempo“, ha affermato Djokovic. Che a questo punto ha chiarito come il suo attacco non sia agli atleti, ma al sistema nel suo complesso.

Per il campione serbo, il sistema antidoping necessita di un profondo cambiamento. “Penso che sia davvero il momento di fare qualcosa e affrontare il sistema, perché è chiaro che la struttura non funziona in questo modo“, ha concluso, sollecitando una revisione delle regole e delle procedure che regolano i casi di doping nel tennis professionistico.

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