
Il Napoli non si riconosce più, e lo si capisce guardando le facce. Quella di Antonio Conte, sempre più tesa, e quelle dei giocatori, spesso disorientate. A fine ottobre, l’unità anticrisi è già al lavoro: perché se è vero che la stagione è lunga, è altrettanto vero che il Napoli con il tecnico salentino non aveva mai mostrato simili crepe. Non solo nei risultati, ma nella capacità di stare in campo e di seguire uno spartito preciso.
Da non credere: Conte va incontro a un nuovo naufragio in Champions e dà la colpa ai "troppi acquisti" e ai media che esaltano i nuovi e De Bruyne (che per lui è una specie di nuovo Eriksen a Napoli)
— Paolo Ziliani (@ZZiliani) October 22, 2025
Dopo il 2-6 col PSV (che alla prima giornata il St. Gilloise aveva battuto 3-1 a… pic.twitter.com/dNqWEoOmMP
La fragilità difensiva è il primo segnale: otto partite consecutive con almeno un gol subito. Non è un dettaglio, è un preciso indicatore di quello che non va. Da settembre, gli azzurri partono sempre da 0-1, come in un copione già scritto. Conte, che ha sempre costruito la sua fama su fondamenta difensive solide, si trova in mano una squadra sbilanciata, che vorrebbe dominare ma finisce per scoprirsi.
“Vogliamo segnare un gol più dell’avversario”, ha detto il tecnico, spiegando la sua nuova idea “europea” di calcio. Ma il campo, finora, ha raccontato un’altra storia: quella di una squadra che ha smarrito l’equilibrio che l’ha portata al quarto scudetto, conquistato lottando con le unghie e con i denti, senza riuscire a trovarne uno nuovo. (continua dopo la foto)

Ed è qui che non si può evitare la domanda più scomoda: Kevin De Bruyne è un valore aggiunto o è un problema per questo Napoli? Mettiamolo subito in chiaro: un giocatore del suo livello non si discute. Ma il sistema sì. Perché per far spazio al fuoriclasse belga, il Napoli ha dovuto cambiare pelle. O meglio, avrebbe dovuto, perché quello che si sta vedendo ora è un pasticcio che non non porta da nessuna parte.
Con il Manchester City, De Bruyne giocava in un contesto disegnato per lui: possesso palla, dominio territoriale, ritmi gestiti a suo piacimento. In Italia, e in particolare nel calcio di Conte, le priorità sono altre: prima l’equilibrio, poi le invenzioni, i guizzi e la fantasia. E quando salta il primo pilastro, il resto crolla di conseguenza.
Ora, dopo l’infortunio di Lobotka, la squadra ha ulteriormente perso equilibrio e ordine. In questo contesto De Bruyne è diventato piuttosto anonimo, e comunque non fa la differenza. L’energia creativa che gli si chiede sarebbe indispensabile per ovviare alle magagne tattiche. Ma se il belga non riesce a incidere, va a finire che il piatto piange perché quello che si perde in difesa non si guadagna in attacco.
Conte ha provato a costruire un centrocampo a quattro con i suoi “Fab Four”, ma funziona a intermittenza. Quando poi un tassello viene a mancare manca, il motore si inceppa. E in un sistema così interdipendente, persino un genio come De Bruyne rischia di restare intrappolato nella confusione collettiva. (continua dopo la foto)

La coesistenza con McTominay è uno dei punti più discussi, fra gli addetti ai lavoro e in città: lo scozzese tende ad accentrarsi, finendo per pestarsi i piedi con il compagno belga. “Per giocare con i quattro centrocampisti abbiamo dovuto cercare l’ampiezza con il terzino”, ha spiegato Conte. Una soluzione di necessità, che oltretutto ha portato al sacrificio di Neres e del nuovo arrivato Noa Lang, che infatti è infuriato perché rimane ai margini senza capire cosa stia succedendo..
E allora? Forse servirà ripensare il tutto: tornare a tre in mediana, alternare gli uomini, o addirittura avvicinare De Bruyne alla porta, da mezzapunta pura. Ma la soluzione più semplice, anche se nessuno lo dice, sarebbe tornare al centrocampo dello scorso anno con il belga come una sorta di riserva extralusso pronto a entrare in campo quando serve: ma si può fare? Il giocatore lo accetterebbe? E lo spogliatoio sarebbe gestibile?
Tutte domande che tormentano il tecnico salentino, che appare meno deciso di quando – per fare un esempio recente – quando era all’Inter lasciò fuori per molte partite Ericksen perché non si adattava al suo gioco. Ora Conte sembra meno determinato e anche un po’ meno “cattivo” in campo. E mentre si aspettano le sue decisioni, i tifosi si fanno una sola domanda: può davvero esserci un Napoli “nuovo”, con De Bruyne come protagonista, senza snaturare ciò che lo aveva reso grande?
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