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Napoli, parla Lukaku: “Ho risposto a chi mi dava per finito, e sulla lite con Ibra…”

Il nuovo Napoli di Antonio Conte ha un “vecchio” simbolo simbolo. Romelu Lukaku si è ripreso la scena e lo ha fatto a modo suo, trascinando gli azzurri verso lo scudetto e con un’intervista carica di orgoglio. Il belga ha parlato dal ritiro di Castel di Sangro, dove si prepara per la sua quarta stagione in Serie A. Il messaggio è chiaro: “A Napoli è la mia rivincita“.

Il rapporto con Antonio Conte resta centrale nella narrazione di Lukaku: “Abbiamo la stessa mentalità: solo con il lavoro si migliora. Lui ha un’idea calcistica che si adatta alle mie caratteristiche“. Un legame forte, coltivato dai tempi dell’Inter, che oggi si rinnova sotto il Vesuvio.

Lukaku non esita a metterlo in cima alla lista degli allenatori che più lo hanno formato: “Conte è come Martinez col Belgio, Koeman all’Everton e Ariel Jacobs all’Anderlecht. Sono loro che mi hanno cambiato la vita“. Parole che suonano come una carezza per il Mister che lo ha voluto in Italia. Non a caso, invece, della lista non fa parte Simone Inzaghi, con il quale il rapporto non è mai decollato.

Nel finale dell’intervista arriva una precisazione su un episodio che aveva fatto molto discutere. A una domanda su Zlatan Ibrahimovic, con cui ebbe un durissimo scontro verbale nel derby di Milano, Lukaku risponde così: “Non serve” (chiarire, ndr). “Ma io ho rispetto per la sua carriera: è stato un giocatore unico”.

Una frase breve, ma carica di significato. Non una riconciliazione, ma un’apertura al rispetto, inedita rispetto ai toni di quella lite rimasta nella memoria degli appassionati e degli addetti ai lavori.

Lukaku parla anche della sua voglia di rivalsa. Dopo stagioni difficili, ha trovato al Napoli un ambiente in cui ricostruirsi: “La gente aveva dei dubbi su di me, ma ero convinto che avremmo fatto qualcosa di speciale”. Poi ha raccontato il gol decisivo nella sfida scudetto. (continua dopo la foto)

antonio conte

“C’era pure un po’ di tecnica eh, ho fatto un tunnel”, ride. “L’esultanza era rabbiosa perché mi avevano dato tutti per morto. Per tre anni mi hanno messo la croce addosso”. E poi le lacrime: “Mi sono tolto di dosso un peso incredibile. Vincere una volta capita. Farlo due volte significa sicuramente essere un vincente”.

Nel confronto con il Lukaku dell’Inter, Big Rom si dice cambiato: “Ora sono più esperto, sicuro. Faccio tanto lavoro tattico a casa, ho più controllo delle cose. Prima ero più reattivo, ora vedo prima l’azione. E sono più altruista, lo dicono gli assist”.

Lukaku poi preferisce evitare le polemiche sulle vecchie ferite con l’Inter, dalla finale di Champions persa alla rottura con l’addio a Milano. Lo fa lasciando però la sua verità (che interesserebbe, se non altro per curiosità, almeno ai tifosi dell’Inter) in sospeso: “L’ho vissuta male, ma non ho parlato. Ogni volta che ho detto la verità, è stata vista come una cosa scomoda. Ora evito“.

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