
Il calcio è uno sport tutto sommato semplice. Esiste una quota di imprevedibilità, ma Inter e Milan stanno dimostrando che almeno l’85% di ciò che accade in campo è frutto si programmazione. E se la programmazione è sbagliata, le conseguenze sono nefaste. Lo ha certificato la terribile stagione dei rossoneri dell’anno scorso, potrebbe capitare anche all’Inter, che pure parte da una base diversa e più competitiva.
TS – Mercato #Inter come quello già visto al Milan: solo giovani da 20-25 milioni. E Luis Henrique è già una comparsahttps://t.co/iQVjQ0rRHW
— FcInterNews.it (@FcInterNewsit) September 16, 2025
Il mercato nerazzurro dell’ultima estate finisce così sotto accusa. A mettere il dito nella piaga è Tuttosport, che paragona apertamente la gestione dell’Inter a quella già vista al Milan da parte di Red Bird: l’indicazione è di solo giovani da 20-25 milioni, investimenti corposi ma con ritorni minimi sul campo. E qui c’è anche un problema di scouting.
Emblematico il dato nerazzurro: 85 milioni di euro spesi e tutti in panchina contro la Juventus, con l’unica eccezione di Akanji, che però è arrivato in prestito all’ultimo giorno al posto di Pavard. La fotografia della gara contro la Juve parla chiaro: Sucic, Diouf, Luis Henrique, Bonny e Josep Martinez (pagato 15 milioni nell’estate 2024) tutti a guardare. E il francese e il brasiliano sembrano già “oggetti misteriosi“. (continua dopo la foto)

Un paradosso per un club che ambiva a un salto di qualità e che invece ha riproposto la ricetta già sperimentata – e pesantemente criticata – sull’altra sponda del Naviglio. Contro l’Ajax qualcuno giocherà: Sucic (l’acquisto migliore sia tecnicamente, sia per il prezzo contenuto) potrebbe avere spazio, con Chivu che lo vede meglio da mezzala destra. Ma l’impressione è che il tecnico, in linea generale, preferisca affidarsi ai senatori e al 3-5-2.
La proprietà aveva promesso un extrabudget per portare a casa Lookman e Koné, due acquisti in grado di cambiare volto alla squadra. Non sono arrivati (e soprattutto non sono state cercate alternative con caratteristiche simili) e la società si è ritrovata incastrata nel solito modulo, con tanti giovani che per ora fanno tappezzeria. Solo il croato e Bonny sono impiegati più spesso, e ci si chiede se non sarebbe il caso di dare più spazio a Pio Esposito, grande promessa del calcio italiano.
Luis Henrique, atteso come il nuovo Dumfries, per ora sembra una comparsa che rischia di trasformarsi in un “nuovo Dalbert” di memoria nerazzurra. Il fatto che né lui, né Diouf siano stati impiegati nemmeno nei finali di partita (a parte gli ultimi minuti con il Torino con il risultato già sul 5-0) è un segnale di come Chivu, che a parole si è detto soddisfatto dal mercato, nella realtà non consideri i nuovi arrivati pronti per una ribalta così importante.
Dietro a tutto questo c’è una strategia fredda e impersonale che guarda più ai bilanci che al campo. I fondi americani che controllano il club sembrano puntare su plusvalenze future più che su risultati immediati. Ma il calcio italiano è un’altra cosa, vive nel presente, i tifosi hanno bisogno di sognare e l’entusiasmo della piazza porta incassi e apre al futuro. (continua dopo la foto)

Oaktree sembra non averlo capito, nonostante i grandi incassi arrivati lo scorso anno da Champions League e Mondiale per Club. Mentre Red Bird ha dovuto fare rapidamente marcia indietro con acquisti mirati e affidandosi all’esperienza di Allegri, dopo che il Milan è crollato ed è rimasto fuori dall’Europa, concludendo il suo campionato con un nono posto lontanissimo dalle ambizioni e dalla storia del club.
Un’ultima considerazione è importante. Perché l’acquisto di giovani futuribili può avere un senso economico in due casi: se il prezzo è relativamente basso (come è stato con Sucic) o se i giocatori sono dei predestinati con una marcia in più. Ma lì bisogna spendere cifre diverse, come dimostra il passaggio di Leoni al Liverpool per 31 milioni. Comprare calciatori di 22-23 anni di caratura media a 25 milioni (o giù di lì) rischia invece di trasformarsi in un bagno di sangue anche economico.
Inter e Milan, errori simili e rischi per il futuro
La riflessione è semplice: Luis Henrique e Diouf non appaiono come prospetti in grado di fare la differenza, anche se sicuramente potranno crescere. Se non giocano, come sta accadendo ora all’Inter, difficilmente in futuro qualcuno si spingerà a offrire non solo una cifra superiore per acquistarli, ma anche recuperare i 25 milioni del costo originario sarà un grosso problema.
C’è un gap culturale che, a quanto pare, impedisce alle proprietà americane di calarsi nella maniera giusta nel calcio europeo. I fallimenti di gestione tecnica, non solo in Italia, sono numerosi, anche dove invece i proprietari decidono di spendere cifre cospicue. Basti pensare all’eterna crisi del Manchester United. Il vecchio motto del “chi più spende meno spende” risuona come un mantra. E a Oaktree qualcuno dovrebbe ascoltare, se non la voce dei tifosi, almeno la saggezza popolare.
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