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Lookman-Inter, ecco perché è saltato tutto: la verità sulla trattativa

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Le dichiarazioni di Ivan Zazzaroni, diffuse attraverso i suoi canali social, hanno acceso un dibattito intenso e, per certi versi, amaro tra gli appassionati di calcio. Il giornalista ha voluto fare luce su una situazione economica che ha reso l’acquisto di Ademola Lookman “impraticabile”, mettendo in discussione la percezione diffusa che il club avesse a disposizione una somma cospicua da investire sul mercato. La sua analisi, sebbene presentata con un tono quasi di scuse (“odio fare il commercialista quando si parla di sogni dei tifosi”), ha il merito di svelare la complessità dei bilanci sportivi e di spiegare perché le aspettative dei tifosi si scontrano spesso con la dura realtà dei numeri.

Lookman-Inter, perché è saltato tutto

Zazzaroni esordisce con una premessa che è al contempo un’ammissione di fallimento e un tentativo di ristabilire la verità. “Anch’io avevo capito 100, le cessioni a parte” scrive, riconoscendo di aver inizialmente interpretato in modo errato o, quantomeno, di aver male comunicato le cifre a disposizione. Questa sua sincerità è un punto di forza, perché lo rende più vicino al tifoso comune che, di fronte a notizie contrastanti, cerca un punto di riferimento. Il vero nodo, però, risiede proprio in quel “a parte” che non era affatto tale. I 100 milioni stanziati da Oaktree non erano un capitale aggiuntivo e slegato dal resto, bensì un budget complessivo che doveva essere in parte generato dalle cessioni. Questa distinzione è cruciale e, come sottolinea amaramente il giornalista, ha cambiato radicalmente gli scenari del mercato.

L’analisi di Zazzaroni si trasforma in un vero e proprio esercizio di contabilità, un’operazione che lui stesso dichiara di detestare ma che ritiene necessaria. Elenca le entrate e le uscite, mettendo in evidenza come ogni acquisto abbia eroso una fetta del budget disponibile. Con gli arrivi di Luis Henrique, Sucic, Bonny e Diouf, la spesa totale ha raggiunto gli 84 milioni di euro. Parallelamente, le cessioni hanno portato nelle casse del club appena 40 milioni di euro. Il calcolo è impietoso: 84 milioni spesi contro 40 incassati. La differenza, pari a 44 milioni, ha prosciugato il budget iniziale. Il risultato finale è un residuo di soli 16 milioni, una cifra che, come chiosa il giornalista, è “giusto i soldi per un giovane”. Questa stringente situazione finanziaria ha reso di fatto impossibile l’acquisto di un giocatore dal calibro di Lookman, che avrebbe richiesto un investimento ben superiore.

Il punto più dolente del ragionamento di Zazzaroni è l’individuazione di un potenziale “errore strategico” nella gestione del mercato. Il giornalista si interroga su cosa sarebbe potuto succedere se il club avesse agito diversamente. In particolare, il dito viene puntato sull’acquisto di Diouf per 25 milioni di euro. Se questa operazione non fosse stata conclusa, Marotta avrebbe avuto a disposizione un budget più consistente, pari a 41 milioni (16 milioni residui + 25 milioni non spesi per Diouf). Con questa cifra, il club avrebbe potuto lanciare l’assalto a giocatori di maggiore spessore, come Lookman o Koné. La scelta di investire su Diouf, pur potendo essere giustificata da ragioni tecniche o prospettiche, ha di fatto chiuso le porte a obiettivi più ambiziosi. Questo non è un giudizio sulla bontà del giocatore, ma una constatazione delle conseguenze economiche di una specifica decisione. L’amarezza di Zazzaroni, e di conseguenza di molti tifosi, sta proprio qui: aver sacrificato il “sogno” di un colpo di alto livello in nome di una strategia che ha privilegiato una spesa importante per un altro profilo.

Le conclusioni e lo sguardo al futuro

Le parole di Zazzaroni offrono una lezione cruda e onesta sulla gestione di un club di calcio nell’era moderna. I tifosi sono spesso abituati a ragionare in termini di “sogni”, speranze e colpi di scena, ma la realtà dei fatti è dominata da bilanci, cash flow e strategie finanziarie. L’analisi del giornalista serve a smontare un’illusione, quella di un club con disponibilità illimitate, e a riportare tutti con i piedi per terra. La vicenda di Lookman diventa così un simbolo delle difficoltà che ogni dirigenza deve affrontare, obbligata a fare i conti con risorse limitate e a prendere decisioni dolorose che, per quanto razionali dal punto di vista economico, possono deludere le aspettative del pubblico. La conclusione, sebbene amara, è che i sogni, nel calcio, devono sempre fare i conti con la contabilità.

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