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Tudor carica la Juventus, ma un pezzo da novanta non sarà convocato: le ultime per Bologna

Juventus, alla vigilia della sfida con il Bologna le defezioni sono molte, ma Igor Tudor non si nasconde. C’è un momento, nello sport, in cui le parole scivolano via e resta solo il campo. Quella tensione elettrica che vibra nell’aria quando una squadra, pur falcidiata dagli infortuni, si prepara a una sfida decisiva. A Bologna sarà così. La Juventus arriva con molti acciacchi, ma con una qualificazione Champions che dipende solo da lei.

Non si può certo dire che il tecnico croato manchi di coraggio. Igor Tudor ha affrontato la vigilia del match point per la Champions League con la schiena dritta e lo sguardo tagliente, elencando senza fronzoli i nomi degli assenti: Kenan Yildiz, Koopmeiners, Bremer, Gatti, Cabal e, su tutti, Dusan Vlahovic, che ha provato in extremis ma non ce l’ha fatta. (continua dopo la foto)

L’assenza dell’ultimo minuto dell’attaccante serbo è la notizia peggiore per il Mister bianconero, che aveva sperato fino all’ultimo di recuperarlo. Ma Tudor non piange, non è nel suo stile. “Gli altri sono a disposizione, vogliosi e motivati di fare una bella gara”, ha assicurato, con il chiaro intento di spronare i suoi.

Senza mezze misure, Tudor ha puntato dritto al bersaglio: questa è una finale. Una delle poche rimaste, ed è decisiva. La Juve è quarta, il Bologna è quinto, staccato di un solo punto: chi vince fa un passo importante verso la prossima Champions, chi perde rischia di salutare, anche se ci saranno altre tre partite. Ma ci sono anche altre squadre in lizza.

Nonostante l’emergenza, l’ex difensore di ferro non si abbandona al lamento. Anzi, rilancia con un concetto chiave: mentalità. Lo ha ripetuto più volte in conferenza: serve un qualcosa “di speciale”, che vada oltre le gambe.

Serve una Juventus compatta, che sappia soffrire insieme, che creda nel gruppo anche quando l’elenco degli indisponibili somiglia a un bollettino di guerra. “Il destino bisogna andarselo a prendere. Nessuno te lo regala”, ha detto con quel tono da comandante più che da semplice allenatore.

Dall’altra parte c’è un Bologna brillante, una squadra che corre e pressa, frutto di un progetto solido e ben guidato da Vincenzo Italiano. Tudor lo sa, ma non intende speculare: “Non si può giocare per il pareggio, non l’ho mai fatto nella mia vita”. Si va per vincere, anche con le toppe cucite sulle maglie e un terzino (Savona?) adattato in difesa.

In attacco, il tecnico non ha svelato le sue carte. Yildiz, squalificato, sarà in tribuna “per stare con la squadra”, Vlahovic nemmeno convocato. Toccherà probabilmente a Kolo Muani caricarsi il peso dell’attacco, mentre a centrocampo Cambiaso e Douglas Luiz potrebbero essere le chiavi tattiche per arginare la marea rossoblù.

Alla fine, tra numeri, classifiche e infermerie piene, resta una frase. Quella che Tudor ha detto sorridendo, da uomo di campo: “Io vorrei giocare tutti i giorni perché si battaglia, si vive, si dimostra e si soffre”. A Bologna si giocherà anche per questo. Per dimostrare che la Juve c’è, anche senza alcuni dei suoi pezzi pregiati. Anche con le unghie, se serve.

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