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Irma Testa: in Butterfly la sua storia, passato e futuro

Lo scorso 17 marzo ha conquistato una ambitissima Medaglia d’Oro agli Europei di categoria, confermando il risultato dell’edizione precedente e abbattendo la sua avversaria (l’inglese Scotney, con verdetto unanime). Ma non è solo per questo che oggi Irma Testa è un personaggio capace di superare i confini del pugilato. E non è un caso che il 4 aprile sia arrivato nelle sale il documentario che racconta la sua storia, Butterfly di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman.

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La storia di Irma Testa, la farfalla di Torre Annunziata

In molti hanno pensato alla Hillary Swank di Million Dollar Baby, per molti e diversi motivi, ma quella della atleta di Torre Annunziata è una storia vera (senza nulla togliere a quella di Juli Crockett, che aveva ispirato il film di Clint Eastwood). Che inizia quando irma ha solo dieci anni con i primi allenamenti. Ed è poco più di una bambina quando l’allenatore di allora, Lucio Zurlo, le dà il soprannome di Butterfly, “farfalla“, che ricorda tanto Muhammad Ali

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Il film si concentra su un momento chiave per la sua carriera, quello di Rio 2016. Un evento al quale arrivava da protagonista, prima pugile italiana a disputare un’Olimpiade, e che la vide fermarsi ai quarti di finale, sconfitta dalla Medaglia d’Oro e campionessa mondiale dei pesi leggeri Estelle Mossely. “Quattro mesi prima dei Giochi di Rio avevo battuto tutte le avversarie più forti, era giusto che mi considerassi la favorita – ha raccontato di recente la Testa. – Ma la troppa sicurezza mi ha sgonfiata”.

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La rinascita di Butterfly

E lì, quella che in molti considerano la pugile under 20 più forte del mondo (e che ha appena conquistato il premio di miglior pugile donna agli Europei Under 22), ha imparato la lezione più dolorosa, ma anche la più importante, e utile. “Ho capito quali sono gli errori da non ripetere – ha rivelato, – e quali sono le cose che non avevo fatto”. Oggi quei quarti di finale sono diventati “il mio tesoro”, convinta che “dalle vittorie si prende poco, dalle sconfitte invece impari a cambiare il tuo percorso, ti rendono più forte”.

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Le prossime Olimpiadi nel mirino, e dopo Tokyo 2020…

Questo le interessava raccontare in un film che ci mostra anche il dubbio, e la sicurezza che ne è derivata. E che stiamo vedendo all’opera, come confermano gli ultimi risultati. Irma non è più la ragazza fragile interiormente che era una volta, e la pressione che le aveva messo addosso il desiderio di raccontare una favola è scemata. Oggi la ragazza del quartiere della Provolera non deve niente a nessuno, se non a se stessa. E ora lo sa anche il pubblico.

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“Per questo film hanno lavorato tanto e bene, sono felice che l’abbiano fatto”, confessa… “Ma a Rio avevo solo 18 anni – sottolinea. – Io tra due anni, a Tokyo 2020 voglio vincere perché ho tutto il tempo e sarò pronta. E solo dopo aver vinto potrò lasciare la boxe.

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