
Sette giorni. Tanto è bastato all’Inter per dilapidare mesi di certezze. Prima il ko di Bologna, che ha permesso al Napoli di Antonio Conte di raggiungere i nerazzurri in vetta. Poi la dolorosa eliminazione dalla Coppa Italia per mano del Milan. Infine, l’ultima sconfitta contro la Roma, che ha consegnato ai partenopei un vantaggio di +3.
Sorpasso del Napoli. Inter sempre più in crisi battuta anche dalla Roma. Inzaghi sotto accusa https://t.co/OGdZE21Mbx pic.twitter.com/bni8db6dyV
— Sport24 (@Sole24OreSport) April 28, 2025
Un mondo capovolto che porta la memoria ai tempi bui con Claudio Ranieri sulla panchina nerazzurra: era il febbraio 2012 l’ultima volta che l’Inter aveva perso tre gare consecutive senza segnare. Ma era un’altra Inter, con una rosa nemmeno lontanamente paragonabile con l’attuale. E oggi, paradossalmente, è stato proprio Ranieri – tornato alla guida della Roma – ad affondare Inzaghi.
La verità è semplice, brutale, incontestabile: qualcosa si è rotto. L’Inter appare spuntata davanti, distratta dietro, incapace di trovare risorse anche mentali nella fatica. Contro la Roma, il possesso palla si è trasformato in un esercizio sterile: lento, prevedibile, incapace di incidere.

La vittoria a Monaco di Baviera contro il Bayern, che sembrava aver scacciato i fantasmi, si è rivelata una parziale illusione. Le parole di Lautaro e di Inzaghi, che sognavano di “vincere tutto“, oggi sembrano rimbalzare come un’eco amara nei corridoi di Appiano Gentile.
A pesare moltissimo è stata anche l’assenza di Thuram. Senza Tikus, il gioco offensivo ha perso brillantezza. Lautaro non è riuscito a prendersi sulle spalle la squadra: l’argentino + apparso nervoso, frustrato, anche per l’assenza di un compagno d’attacco credibile. Dietro i due titolari, il vuoto: Correa, Arnautovic, Taremi si sono rivelati del tutto inadeguati.
La macchina da gol più potente d’Italia – 72 reti in 34 partite – si è inceppata proprio nel momento più delicato. Ed è evidente che la società ha sbagliato nello snobbare il mercato di Gennaio, servivano eccome rinforzi. Una valutazione che avevano fatto in molti, già a quei tempi, ma sono rimasti purtroppo inascoltati.
Ma non è solo l’attacco a tradire. La difesa, che fino a poche settimane fa sembrava un fortino inespugnabile, si è sbriciolata. Ad aprile, l’Inter ha già incassato 12 reti, più della metà di quelle subite nell’intero scorso campionato. Il gol di Soulé fotografa il disastro: una palla “morta”, una serie di distrazioni collettive, Bisseck e Dimarco a guardare l’argentino infilarsi e segnare. Scene che qualche mese fa – o forse solo qualche settimana – sarebbero state impensabili.

Se il fisico cede, spesso è la testa a franare. Contro la Roma, contro il Milan, contro il Bologna, l’Inter ha mostrato poca capacità di reazione. Solo contro il Bayern, all’andata e al ritorno, si sono viste scintille di orgoglio. Per il resto, un lento naufragio. E mercoledì, a Barcellona, l’andata delle semifinali di Champions, sembra una missione impossibile che arriva nel momento meno adatto, nell’ora più buia.
Non è ancora tempo di verdetti definitivi, anche se il campionato ormai è una chimera irraggiungibile. Ed è evidente che l’Inter dovrà tirare fuori tutto quello che le resta. La stagione magnifica rischia di dissolversi come neve al sole. Solo una reazione d’orgoglio, feroce, disperata, può evitare che si passi, definitivamente, dal sogno all’incubo.
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