L’Inter ha vinto a Verona, ma non ha convinto. I tre punti conquistati in extremis al Bentegodi tengono in corsa i nerazzurri per il vertice, ma il successo ha lasciato dietro di sé molti dubbi per Cristian Chivu. La prima domanda, la più significativa, è semplice: i nerazzurri possono fare a meno dei loro titolarissimi?
L'#Inter può davvero rinunciare ai suoi big? #Chivu e il turnover che funziona a metà
— I fatti nostri (@Infofatti) November 3, 2025
A Verona l’ingresso di #Barella & co ha cambiato la partita, ma con un calendario fitto ruotare tutti è sempre più necessario: un equilibrio su cui il tecnico sta ancora lavorando pic.twitter.com/3thYWXwFLg
La risposta, almeno quella arrivata ieri dal campo, è no. O almeno non troppo spesso. Quando Chivu ha richiamato in panchina Luis Henrique, Zielinski, Bonny e Carlos Augusto per inserire Dumfries, Barella, Pio Esposito e Dimarco, la partita ha cambiato volto. Non due o tre, ma quattro indizi pesanti: l’Inter ha bisogno dei suoi uomini di riferimento per riuscire a imporre la sua superiorità. (continua dopo la foto)

Il primo tempo, pur illuminato dal gran gol di Zielinski, ha mostrato un’Inter a tratti spenta, vulnerabile e incapace di gestire l’intensità del Verona. La ripresa era iniziata anche peggio, e solo l’ingrasso dei big (e della torre Pio Esposito), ha restituito un’immagine più riconoscibile, anche se certo non brillante. Il gol decisivo, un’autorete rocambolesca di Frese, è arrivato per caso quando la partita dei nerazzurri sembrava ormai destinata a uno scialbo pareggio.
Da quando è subentrato, Chivu ha provato a rompere le gerarchie, allargando le rotazioni e coinvolgendo tutti. Ma il confine tra chi è indispensabile e chi non riesce a esserlo resta netto. Luis Henrique, in particolare, è apparso ancora in difficoltà: pochi spunti, poca incisività, una presenza leggera in entrambe le fasi. Ben lontano dalla spinta di Dumfries, che appena entrato – pur senza fare nulla di particolare – ha dato peso alla sua fascia.
Il tema del mercato, con gli acquisti più “onerosi” (circa 25 milioni a testa) che non stanno aiutando la squadra a Chivu non piace, ma è impossibile ignorarlo. Una società con margini di spesa limitati non può usare quasi tutto il budget per un giocatore che continua a deludere e per un altro che si è visto in campo per 26 minuti in 12 partite. Purtroppo l’Inter è destinata a fare i conti con questi errori della sua dirigenza, anche se forse a Gennaio si cercherà di porre un parziale rimedio.
Il tecnico sa che, con un calendario fittissimo e una stagione che lo costringerà a giocare ogni tre giorni, dovrà trovare delle soluzioni che permettano di far rifiatare i titolari. Le rotazioni sono necessarie, ma finché la differenza tra l’11 di base e alcune riserve resterà così marcata, il turnover rischierà di costare punti preziosi. (continua dopo la foto)

Chivu lo sa: vincere partite difficili come quella di Verona è comunque segno di forza mentale. Ma l’Inter vista al Bentegodi è apparsa lenta, poco lucida, e con un attacco in evidente difficoltà realizzativa. La mancanza di cattiveria sotto porta è ormai un tema comune a molte big, ma per i nerazzurri, abituati a essere dominanti proprio in fase offensiva, rappresenta un campanello d’allarme.
Certo, ha pesato l’assenza di Thuram, così come la stanchezza di Lautaro che è reduce da una lunga serie di gare in Italia, in Europa e Oltreoceano con la sua Nazionale. Il capitano ha bisogno di riposare, il ritorno del suo storico partner d’attacco aiuterà. Ma c’è anche un nodo legato ai due giovanissimi rincalzi: Pio Esposito e Bonny sinora sono piaciuti molto e hanno aiutato parecchio la squadra e il Mister.
Inter, Pio e Bonny sono un patrimonio da far crescere senza pressioni
Il punto è che restano due prospetti di 20 anni ai quali va dato il tempo di maturare senza troppe pressioni. Ieri il francese non è mai entrato in partita, mentre l’italiano è stato fondamentale con il suo lavoro in attacco quando è entrato. Ma ancora non ha trovato la misura sottoporta, che resta un punto da migliorare. Sia chiaro, i due sono fra le sorprese più positive dell’anno, ma non si può correre il rischio di bruciarli.
L’allenatore rumeno ha il merito di aver restituito fiducia e spirito competitivo al gruppo, ma dovrà essere bravo a trovare soluzioni sul lungo termine. Perché la lotta per lo scudetto sarà durissima così come la Champions. Anche per questo, la società deve battere un colpo. A Gennaio serve almeno un innesto importante, un mediano che sappia difendere e recuperare palloni nei momenti di difficoltà. Se arriverà, probabilmente Diouf andrà in prestito. Non il massimo per un investimento da 25 milioni, ma ormai è tardi per i rimpianti. bisogna guardare avanti.
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