
Inter, Fabio Capello sa qualcosa di Barcellona e non usa giri di parole. Un’analisi della semifinale d’andata di Champions fatta con lucidità. Perché se è vero che i nerazzurri arrivano all’appuntamento del Montjuïc con le pile scariche, le idee confuse e l’autostima sotto le suole, è altrettanto vero che finora la Champions ha sempre restituito ai nerazzurri un volto diverso: più feroce, lucido, affamato.
Capello: “Barça e #Inter con umori opposti, ma ho fiducia nella squadra di Inzaghi. E vi ricordo come finì il Dream Team di Cruikff nel 1994…” https://t.co/zy96a7BwYp
— FcInterNews.it (@FcInterNewsit) April 30, 2025
Capello lo sa, e lo dice: “L’Inter può risorgere dalle ceneri delle sconfitte con Bologna, Milan e Roma. E può farlo proprio stasera”. Il contesto è chiaro: da una parte, un Barcellona euforico, giovane e galvanizzato dal trionfo in Coppa del Re contro il Real Madrid. Dall’altra, un’Inter sulle gambe, ma con un’identità europea forte, forgiata in un cammino quasi impeccabile da settembre a oggi.

La chiave è tattica, e Capello la sintetizza con tre parole: velocità, controllo e lettura del fuorigioco. Perché se Flick ha trasformato il Barça in una macchina verticale, aggressiva e implacabile, ha anche lasciato in eredità ai rivali una possibilità: “Il Barcellona concede campo aperto. E se superi la prima pressione, puoi arrivare in porta con pochi tocchi”.
Simone Inzaghi lo sa bene: il pressing catalano va aggirato con rapidità e coraggio, cercando Lautaro e Thuram in profondità, sfruttando le letture difensive spesso azzardate della linea altissima di Flick. “Se si sbagliano i tempi”, dice Capello, “Thuram può scappare, e far male”.
Ma per fare tutto questo, servono benzina e cervello. E qui entrano in scena i tre di mezzo: Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan. Secondo Capello, sono loro il vero baricentro della possibile impresa: devono correre, leggere, tamponare, ma soprattutto “guardare l’uomo, non solo il pallone”, per evitare che i vari Lamine Yamal, Pedri o Gündogan s’infilino alle spalle indisturbati.
Sulle corsie laterali, sarà battaglia aperta: Dumfries e Dimarco dovranno rimanere lucidi, pronti a scattare ma anche a chiudere. Il duello con Lamine Yamal e Raphinha è impari solo sulla carta: “L’Inter ha qualità per colpire in transizione”, dice Capello. Ma servirà un’applicazione feroce.

La chiusa di Capello ha il sapore dell’epica: “Nel 2010, l’Inter di Mourinho passò dal Camp Nou con l’anima tra i denti, in dieci contro undici. Quella di Inzaghi dovrà fare lo stesso, in undici contro undici”. Tradotto: serviranno novanta minuti di sacrificio assoluto, senza sbavature, senza presunzione.
E poi, un ultimo avvertimento: “Occhio all’euforia catalana. A Barcellona l’eccesso di sicurezza ha spesso tradito i più forti. Anche il Dream Team di Cruijff cadde, nel ’94, contro il mio Milan…”. Il messaggio è chiaro, un invito alla battaglia. L’Inter può tornare grande proprio quando tutti la danno per spacciata. Ma solo se saprà correre, soffrire e colpire. Come si fa nelle notti che contano.
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