
Chi pensava che Jannik Sinner avrebbe faticato al ritorno in campo dopo lo stop con la WADA è stato clamorosamente smentito. Agli Internazionali d’Italia, l’altoatesino ha demolito Casper Ruud con un livello di gioco mai visto prima. Il risultato? Un impietoso 6-0, 6-1 che ha lasciato senza parole pubblico, telecronisti e persino il suo avversario. Scopri perché questa vittoria è già entrata nella storia del tennis.

Il ritorno dopo lo stop WADA: critiche zittite
L’inizio del 2025 per Sinner non è stato dei più semplici. Lo stop di tre mesi, patteggiato con la WADA, aveva sollevato dubbi e interrogativi sulla tenuta mentale e fisica dell’azzurro. Ma il ritorno in campo ha offerto una risposta inequivocabile. Sinner non solo è tornato in forma, ma ha alzato ulteriormente il proprio livello. Chi lo aveva criticato, chi lo immaginava fuori dai giochi dei grandi, oggi è costretto a ricredersi. La sua prestazione contro Ruud non è solo una vittoria, è un messaggio al circuito: Sinner è il numero uno e intende restarci.

Sinner travolge Ruud: cosa ha detto l’avversario
Sette. Sono i punti racimolati da Casper Ruud nel primo set della semifinale romana contro Jannik Sinner. Un dato che dice tutto sullo strapotere messo in mostra dal numero uno al mondo, capace di trasformare un big match in una lezione di tennis. Il norvegese, finalista a Parigi e recente vincitore del Masters 1000 di Madrid, non ha potuto nulla. Il 6-0 iniziale è stato seguito da un secondo set appena meno severo, chiuso 6-1. L’intervista post-match di Casper Ruud è una rarità per il mondo del tennis: un campione che riconosce la propria impotenza. «È la prestazione più vicina alla perfezione che abbia mai visto, almeno da giocatore in campo», ha ammesso il norvegese con grande sportività . E ha aggiunto: «Nei primi quattro game ho commesso forse un paio di errori non forzati. Ma tutto quello che è uscito dalla sua racchetta sembrava andasse a 150 km/h. Ogni singolo colpo di dritto o rovescio tornava indietro impeccabile». Ruud ha descritto il suo avversario con un’immagine forte: «Era come giocare contro un muro che ti spara palle a 160 km/h». Un paragone che fotografa perfettamente la sensazione di impotenza vissuta in campo.
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