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Il Napoli soffre e gioca male ma vince a Lecce: lo scudetto ormai è quasi cucito sulle maglie azzurre

Napoli a tre passi dal Paradiso: a Lecce gli uomini di Conte evidentemente in preda alla tensione giocano male, soffrono troppo contro i giallorossi di Giampaolo, rischiano in occasione di una clamorosa traversa ma capitalizzano la rete su punizione segnata da Raspadori e alla fine ottengono l’unica cosa che importa: i 3 punti che li mantengono in testa a campionato.

Prima del fischio d’inizio, lo stadio si è fermato per onorare Graziano Fiorita, fisioterapista della squadra salentina scomparso lo scorso 24 aprile durante il ritiro di Coccaglio. Le due squadre si sono raccolte in un cerchio attorno alla panchina del Lecce, corone di fiori ai bordi del campo, minuto di silenzio assoluto. Una scena di dolore condiviso che ha scosso anche i cuori più impassibili.

Poi il calcio d’inizio, e il Napoli passa dopo meno di 2′ con Lukaku. Ma l’arbitro annulla dopo l’intervento del Var per un fuorigioco di pochi centimetri. Al 5’, come annunciato nei giorni precedenti, i tifosi della Curva Nord del Lecce hanno messo in scena una protesta forte: niente colori sociali, solo il nero del lutto.

Dopo il silenzio iniziale, una pioggia di torce, fumogeni e petardi ha invaso il campo in segno di dissenso per la scelta della Lega di far giocare comunque la gara di Bergamo pochi giorni dopo la morte di Fiorita. L’arbitro Massa è stato costretto a sospendere il match per circa cinque minuti. (continua dopo la foto)

La svolta della gara arriva al 24’: Raspadori sblocca la partita con una punizione astuta e precisa. Dopo uno scambio di sguardi con McTominay, lo scozzese si infila nella barriera, si abbassa al momento giusto e Jack trova il varco giusto per infilare Falcone, apparso tutt’altro che impeccabile, proprio sul suo palo.

Il Lecce reagisce con orgoglio. Gaspar colpisce una traversa clamorosa con un colpo di testa, e sul rimbalzo la palla finisce sul braccio di Spinazzola, ma la terna arbitrale e il Var giudicano non punibile l’intervento del difensore.

Helgason, entrato nella ripresa, diventa il volto della riscossa giallorossa. Un suo sinistro deviato spaventa Meret, poi con una punizione velenosa sfiora il palo. Il Napoli traballa, la squadra salentina alza il baricentro e spinge con tutto il fiato possibile.

Napoli, che tensione: ma la difesa è rocciosa

Nella seconda metà di gara, Conte è costretto a rinunciare a Lobotka (infortunio muscolare), ma trova ordine con gli ingressi di Gilmour e Billing. Il Napoli segna anche il raddoppio con Olivera, ma prima del colpo di testa vincente c’era stata una carica di McTominay su Falcone. Rete annulata.

Il Lecce continua a spingere, a mordere le caviglie, si gioca solo nella metà campo degli azzurri. Il pubblico spinge, la pressione è costante, ma l’attacco leccese è troppo leggero per impensierire la difesa ferrea preparata da Conte.

Nel finale la stanchezza frena la carica salentina, mentre il Napoli resiste senza più correre rischi e porta a casa i tre punti: contava solo questo. Conte consolida il primato in classifica e ormai, guardando anche il calendario, i tifosi possono cominciare a preparare i festeggiamenti.

Il Lecce, invece, rimane invischiato nella zona calda: tanta anima, ma nessun punto, e la lotta per la salvezza si fa più dura. Al triplice fischio, gli azzurri festeggiano liberando le tensioni e il nervosismo in un abbraccio corale. Intanto lo stadio applaude: per la memoria, per la dignità, per il coraggio. Anche senza vittoria.

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