George Foreman, nato nel 1949, è una figura iconica del pugilato statunitense. È celebre soprattutto per aver sconfitto Joe Frazier nel “Combattimento dell’Anno 1973” e per aver partecipato alla storica “Rumble in the Jungle” contro Muhammad Ali nel 1974. Dopo aver lasciato il ring, ha avuto successo come imprenditore, creando un famoso marchio di griglie da cucina. Negli anni ’90 è tornato sorprendentemente alla boxe, diventando il campione mondiale dei pesi massimi più anziano di sempre. Ma andiamo a scoprire di più su George Foreman, il campione dei KO. (CONTINUA DOPO LA FOTO)
La carriera di George Foreman
George Foreman nasce il 10 gennaio 1949 a Marshall, nel Texas. Il padre biologico si separa dalla madre poco dopo la sua nascita. L’assenza quasi totale di una figura paterna e una condizione socio-economica disagiata fanno si che l’adolescenza di George sia turbolenta con numerosi problemi con la legge. Per le strade di Houston è solito combattere match irregolari. A 15 anni lascia la scuola e si trasferisce in California per buttarsi nella boxe.
L’approccio con la boxe è devastante e dopo qualche anno – nel 1968 – sorprende tutti aggiudicandosi la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Città del Messico. Ben presto George si guadagna l’appellativo di “Assassino” per via della potenzia micidiale dei suoi pugni. Nel 1969 diventa ufficialmente professionista e quattro anni più tardi diventa campione del mondo sconfiggendo al secondo round Joe Frazier. Nel 1977 Foreman annuncia il ritiro, ma dieci anni dopo comunica clamorosamente il suo ritorno nel mondo del pugilato. Contro ogni pronostico il 5 novembre 1994 a Las Vegas riconquista il titolo mondiale dei pesi massimi battendo Michael Moorer per il WBO. A 45 anni e 9 mesi è il campione del mondo più anziano della storia del pugilato.
Chi vinse tra Muhammad Ali e George Foreman?
La rivalità tra Muhammad Ali e George Foreman è stata una delle più avvincenti della storia del pugilato. Nell’autunno del 1974 i due si affrontano a Kinshasa per un match indimenticabile, rinominato The Rumble in the Jungle. Foreman, a 25 anni, è al culmine della sua carriera e della fama, nel pieno della sua forma fisica. Forte di una serie straordinaria di vittorie (40 su 40), quel giorno si prepara a difendere il titolo dei pesi massimi contro il suo eterno rivale, Muhammad Ali, che ha sette anni in più e, secondo la stampa specializzata, è ormai vicino al declino.
Sul ring però ogni pronostico viene ribaltato. Alì provoca Foreman, lo punzecchia e all’ottavo round sferra una serie di colpi che lo mandano al tappeto per la prima volta nella sua carriera. Foreman non accetta la sconfitta e – anzi – garantisce addirittura di essere stato avvelenato. Dopo la sconfitta di Kinshasa, George affronta un lungo periodo di depressione. Ad accentuare la difficoltà del periodo c’è anche la scoperta che i suoi familiari avevano scommesso sulla sua sconfitta. Trascorre tutto l’anno successivo al combattimento fuori dal ring, tra Parigi e gli Stati Uniti. Nel 1976, Foreman torna sul ring e, nel suo primo match dopo la sconfitta a Kinshasa, affronta Ron Lyle, un pugile temuto per la sua incredibile potenza. Vinto da Foreman, per la rivista specializzata “Ring Magazine” quello è “l’incontro dell’anno”. Nel match successivo, George affronta nuovamente Joe Frazier, vincendo per KO al quinto round.
Dopo tanti anni di distanza, Foreman si spiega così il motivo della vittoria di Alì in quel big match: “Probabilmente lo ha salvato la consapevolezza di non essere in perfetta forma, essendosi allenato sul posto per sole due settimane come ha rivelato Larry Holmes. Così fu costretto a cercare il modo migliore per limitare i danni e pensò a una strategia di contenimento. Io ero in gran forma, ma alla terza ripresa stavo già ansimando. E da quel momento in avanti iniziò a sfinirmi con la tattica del rope-a-dope“.
Cosa è successo a George Foreman?
L’ultimo incontro prima del ritiro segna profondamente la vita di George Foreman. Subito dopo la fine dell’incontro con Young, Foreman viene colpito da un episodio di ipertermia negli spogliatoi che gli fa vivere un’esperienza di pre-morte. Si ritrova solo e spaventato, quando sente la voce di Dio che gli ordina di cambiare vita e dedicarsi alle opere di bene.
Segnato da questa esperienza, decide di trasformare radicalmente la sua vita: abbandona il pugilato, viene ordinato ministro di culto presso una chiesa di Houston e apre un centro di assistenza per giovani in difficoltà nella stessa città, il “George Foreman Youth Center“. Per dieci anni si dedica alla nuova attività, ai suoi parrocchiani e alla predicazione. Dopo aver ripreso il pugilato e riconquistato il titolo, Foreman dichiara il ritiro definitivo nel novembre 1997, a quasi 49 anni, dopo un match perso contro Shannon Briggs. Nella vita da pensionato si dedica in attività di imprenditoria, tra il settore alimentare e quello vestiario. Oggi Foreman è un personaggio molto famoso nel suo paese ed è circondato dall’affetto della sua famiglia.
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