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Garlasco, cosa emerge dai disegni di Alberto Stasi

I disegni di Alberto Stasi

Alberto Stasi disegnò e firmò i suoi movimenti nella villetta su un foglio agli atti della prima indagine. L’allora studente di Economia avrebbe affermato di aver scavalcato il cancello e chiamato Chiara senza successo, per poi notare macchie di sangue vicino all’ingresso del box. La sua descrizione dell’orribile scoperta, “Ho fatto uno o due gradini e l’ho vista riversa sulle scale con il volto verso terra… Non mi sono avvicinato”, è stata successivamente corretta: “Mi sono solo sporto, non sono sceso”.

Le parole di Stasi, tuttavia, non sono sufficienti a dissipare i dubbi. L’analisi scientifica del professor Piero Boccardo, basata su una scansione laser tridimensionale dell’abitazione, ha messo in discussione la versione di Stasi, mostrando come fosse “statisticamente assolutamente improbabile”, anzi, “impossibile” che Alberto potesse vedere il corpo senza contaminare le sue suole. Le probabilità di ciò sono state calcolate in appena lo 0,6%, richiedendo che Stasi “volasse” letteralmente all’interno per evitare le tracce ematiche.

La scala della taverna luogo cruciale per le indagini

La scala della taverna di via Pascoli resta, dunque, un luogo cruciale per le indagini giudiziarie e scientifiche di uno dei delitti più controversi d’Italia. Le ricostruzioni divergenti, le analisi statistiche, le proiezioni delle macchie di sangue e i racconti dei protagonisti si intrecciano in un quadro complesso, mettendo in discussione tutto: dalla testimonianza del fidanzato alle nuove ipotesi su altri possibili colpevoli. Per risolvere definitivamente il caso, è necessario tornare su quei gradini macchiati, dove si conclude la vita di Chiara e dove, forse, risiede ancora la verità.

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