Filippo Turetta è arrivato nel carcere di Verona lo scorso sabato 27 novembre 2023. Il ragazzo è stato interrogato martedì e davanti al gip ha ammesso di aver ucciso Giulia Cecchettin, di essere pentito e di voler pagare per il crimine commesso. Neanche una settimana in carcere e c’è già chi si lamenta della sua presenza. Cos’è successo? (Continua dopo le foto)
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Filippo Turetta detenuto vip: scoppia la polemica nel carcere di Verona
Gli altri detenuti del carcere di Montorio di Verona sono indignati perché troppe attenzioni “sono concentrate sull’assassino di Giulia Cecchettin. Anche gli avvocati hanno fatto fatica ad incontrare i propri assistiti per colpa dei tanti giornalisti e fotografi presenti”, fa sapere l’associazione “Sbarre di Zucchero”, che ha raccolto le testimonianze di alcuni parenti dei detenuti. “I ragazzi dentro sono seguiti meno del solito perché, come ha detto un brigadiere al mio compagno, adesso bisogna pensare al nuovo arrivato vip. Che schifo, sono sempre più schifata. E stamattina l’assassino ha il permesso di incontrare i genitori, nonostante non sia giorno di colloqui per la sua sezione…”, ha dichiarato la vice-presidente a Il Gazzettino. (Continua dopo le foto)
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I privilegi di Filippo Turetta
Gli altri detenuti del carcere si lamentano perché Filippo Turetta è trattato come un vip. Innanzitutto gli è stato permesso di vedere i genitori in un momento nel quale non sono previste le visite. Poi il ragazzo ha già ottenuto due libri da lui richiesti: uno di Agatha Christie e l’altro di Aleksander Puskin: “Dopo solo due giorni ha già libri da leggere e colloquio con i genitori?”, si lamentano gli altri detenuti, che non ricevono le stesse cure. (Continua dopo le foto)
Troppa attenzione mediatica sul caso
Troppi giornalisti davanti al carcere di Verona, ma oggi, sottolinea il cappellano del carcere, fra’ Paolo Crivelli, non è necessario. Il caso ha fatto molto scalpore ma questo è il momento di disinteressarsi al killer perché nuove informazioni accrescerebbero la rabbia di chi segue la vicenda. “Bisogna rispettare il dolore delle persone che sono coinvolte in questa tragedia e lasciare che la giustizia possa fare con serenità il suo corso. Hanno bisogno di silenzio anche i magistrati per poter lavorare, non di pressione mediatica. I processi si fanno nelle aule giudiziarie e non sui giornali. Non credo che questo tipo di informazione aiuti il popolo italiano a crescere serenamente di fronte a questi drammi e a viverli serenamente”, ha ammesso il cappellano.