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Fabio Fognini su Sinner e Alcaraz: “Chi preferisco? Vi dico a chi somigliavo io”

Fabio Fognini, al microfono di Supernova Podcast di Alessandro Cattelan, ha parlato della sua vita dopo il tennis e, inevitabilmente, delle due giovani stelle del circuito: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. L’occasione è servita per analizzare la rivalità tra i due, anche alla luce della finale degli US Open, e per confrontare le loro caratteristiche con la propria esperienza in campo.

Sono due giocatori diversi”, ha spiegato Fognini. “Jannik noi italiani lo conosciamo di più, lo seguiamo di più, lo tifiamo di più. Poi, come ben sai, in Italia quando uno vince è un fenomeno, quando perde – come l’altro giorno – si cominciano a mettere i puntini sulle i. Jannik è quadrato: sa quello che vuole, sa come prenderselo, è un lavoratore”.

L’ex vincitore del torneo di Montecarlo mette in evidenza la concretezza e la determinazione del connazionale, e azzarda anche un paragone con Andreas Seppi, giocatore “mezzo tedesco, mezzo italiano”, che Fognini definisce “quadrato” come Sinner. (continua dopo la foto)

Diverso invece l’approccio di Alcaraz: “Carlos sembra un ragazzo che si diverte – non che Jannik non si diverta, eh – però lo vedi. Ho visto il suo documentario: dice che dopo le partite ha bisogno di andare a divertirsi. Io ero più così. Questo atteggiamento è un pregio, ma anche un limite”.

Fognini riflette sul bilanciamento tra leggerezza e concentrazione: divertirsi aiuta a staccare, ma non sempre mantiene la continuità necessaria nei tornei.

“Quando mi dicevo ‘disconnettiti, divertiti’, andava bene: mettevo via la racchetta, la incordavo il giorno prima di allenarmi. Da una parte è buono, dall’altra è sbagliato, perché rimanere nell’ambiente ti tiene concentrato. Però ognuno ha il suo”, aggiunge Fognini, sottolineando come ogni tennista debba trovare il proprio equilibrio mentale e fisico.

Fognini: “A chi somigliavo, è un limite e un pregio”

Fognini osserva anche il panorama attuale: “Ad oggi, quello che sto notando è che giocano tutti bene, dal numero uno al numero 500-1000. Ma Jannik e Carlos stanno facendo un po’ il solco. C’è un grande gap dal numero 3 al numero 10. Gente come Musetti, se avesse avuto più fisico, stava giocando bene e poteva ritornare alto nel ranking”. Un’analisi lucida che mette in evidenza la differenza tra i due giovani fuoriclasse e gli altri concorrenti del circuito.

Infine, Fognini sottolinea la maturità di Sinner: “La strategia vera la prepari prima: Sinner e Alcaraz si conoscono a memoria e ogni volta aggiungono qualcosa. Jannik è stato lucidissimo dopo gli US Open: ‘Sono diventato prevedibile, devo uscire dalla comfort zone’. Parole pesanti, per uno di 23-24 anni”.

In sintesi, Fognini descrive due approcci diversi al tennis: Sinner, metodico e concentrato, Alcaraz più spontaneo e divertente. E confessa di riconoscersi maggiormente nel secondo: “Io ero più come Carlos. È un limite e un pregio allo stesso tempo”.

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