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NBA, come sta andando il debutto di Cooper Flagg tra i pro?

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Cooper Flagg

Da sempre, la Summer League è la porta che conduce i talenti appena draftati al mondo dei professionisti. Per i meno avvezzi alle dinamiche cestistiche d’oltreoceano, si tratta di un torneo estivo di circa 10 giorni dove si affrontano tutte le squadre NBA che, per l’occasione, sono composte da giocatori poco utilizzati e soprattutto dalle matricole. I punteggi, i risultati e chi vince contano sostanzialmente poco: nessuno si ricorda di chi trionfa nella Summer League o le performance particolarmente significative siglate dagli atleti in campo. È quello che in America viene chiamato showcase, una vetrina che serve soprattutto a chi gioca per assaggiare un minimo la dimensione dei professionisti.

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Per un giovane atleta, saltare la Summer League può essere devastante: Anthony Bennett, la tristemente nota prima scelta del Draft 2013, non riuscì a parteciparvi per un infortunio alla spalla, e in diversi indicarono questa mancanza come uno dei tanti problemi di un poi disastroso approdo tra i professionisti. Occasionalmente, questo torneo diventa comunque molto seguito: ciò accade quando ci sono in campo dei nomi circondati da tanto hype, come Victor Wembanyama lo scorso anno e come Cooper Flagg in questo.

Il gigantesco peso delle aspettative che Flagg regge sulle sue spalle non è mai stato un mistero: più o meno da quando ha 15 anni, il giovane del Maine è considerato la Next Big Thing dell’NBA e il prossimo profeta del basket americano nel mondo. In un periodo storico come quello attuale, dove i più grandi giocatori della massima lega di pallacanestro americana sono stranieri, un mondo autoreferenziale come quello degli Stati Uniti ha un drammatico bisogno di icone e simboli per fidelizzare il pubblico in patria. Ed è qui che entra in gioco Cooper Flagg, il cui debutto in Summer League era molto atteso e che ha generato un’attenzione mediatica molto più alta di quella che di solito viene riservata a questo torneo. Ma com’è andato il primo passo di Cooper Flagg tra i professionisti?

L’esordio di Cooper Flagg in Summer League

Come già detto, i numeri in Summer League contano tendenzialmente poco, per cui cercheremo di usarli il meno possibile in questa analisi. Quello che è importante guardare, infatti, è il cosiddetto body language di giocatori e la loro attitudine. Come si comportano con addosso la maglia più pesante della loro sino ad ora giovane vita? Come reagiscono a una palla persa o a una stoppata subita? Sono in grado di superare la pressione del momento e a rimanere sempre nel flusso del gioco o si fanno prendere dallo sconforto ed escono rapidamente dal match? Certo, la pressione della Summer League non è di certo quella dei Playoff NBA, ma è pur sempre un interessante ecosistema da analizzare.

Nel caso di Cooper, l’esordio è stato tendenzialmente molto positivo. E, a differenza di altri, è avvenuto in un contesto molto attenzionato: il primo match della carriera di Cooper Flagg con la divisa dei Dallas Mavericks si è svolto infatti contro i Los Angeles Lakers tra le cui file milita Bronny James, meglio noto come il figlio di LeBron. La storia di Bronny meriterebbe un articolo a parte, perciò sintetizziamo dicendo che il giovane figlio d’arte sta cercando la propria strada nel mondo del basket provando ad affrancarsi dal pesantissimo cognome che porta. La prossima stella del basket mondiale contro il figlio del più grande giocatore di sempre? Una storyline abbastanza interessante da spingere la ESPN a coprire il match e quasi 14.000 persone ad affollare il palazzetto di Las Vegas.

A fine match, Cooper Flagg dirà “È stata la peggior partita della mia carriera”, ed in effetti lo score è tutt’altro che scintillante: 10 punti con 5 su 21 dal campo, compreso 0 su 5 da tre. Ma come detto, quello che conta è come ti sei mosso, più dei punti che hai fatto. E Flagg ha dato prova di saper restare in partita ed impattare in momenti cruciali per la vittoria di Dallas: ha fermato una transizione aperta di DJ Steward e condotto l’azione che ha portato alla tripla di Ryan Nembhard per chiudere la partita. Sopratutto, ha capitalizzato l’attenzione di chiunque guardasse, confermando di avere il sospirato It Factor.

Lo showdown con Dylan Harper

La seconda partita era estremamente attesa per un’altra storyline di peso: la prima contro la seconda scelta al Draft 2025, Cooper Flagg dei Dallas Mavericks contro Dylan Harper dei San Antonio Spurs. I sognatori più accaniti già vedono in questo matchup uno dei grandi duelli della Western Conference del futuro e si sono perciò approcciati alla partita con l’idea di seguire il primo, storico confronto tra due grandi stelle in potenza. Le attese non sono state affatto deluse: Cooper Flagg si è “ripreso” alla grande, segnando 31 punti e dando prova di tutta la versatilità offensiva di cui è capace. Transizione, roboanti schiacciate a due mani, tiri da 3 dalla grande profondità, tutto ciò di cui ha ampiamente dato prova di essere capace tra liceo e college. Mark Cuban, storico proprietario dei Dallas Mavericks, ha elogiato l’incredibile combinazione di taglia e velocità di Flagg, indicandola come una delle chiavi per il suo futuro nella lega. Le prime partite di Cooper Flagg, quindi, ci confermano quanto abbiamo visto sino ad ora: un talento in evoluzione che sembra lanciato verso un avvenire radioso.

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