
Roma, Claudio Ranieri non ha nemmeno esultato al gol del vantaggio contro la Fiorentina. Si è limitato a guardarsi attorno, come fa chi conosce troppo bene il calcio. Mancava ancora tutto il secondo tempo, e la prudenza è nel suo Dna. Ma quel silenzio era più fragoroso di mille urla: Ranieri, dentro di sé, era convinto che la sua Roma ce l’avrebbe fatta ancora. Come nella striscia di 18 partite con risultato positivo che l’ha portata dalla zona retrocessione al quarto posto.
La Roma sogna la Champions!
— Fantacalcio (@Fantacalcio) May 5, 2025
Dopo la vittoria di ieri sono salite a 9 le partite finite per 1-0 in favore dei giallorossi, di cui 8 sotto la guida di Sir Claudio Ranieri 🔥#Fantacalcio pic.twitter.com/rAtjp4fwKu
Se si guardasse solo il 2025 solare, la Roma sarebbe prima in classifica. Sì, prima. Davanti al Napoli, all’Inter, davanti a tutti: 13 vittorie, 4 pareggi, 0 sconfitte, 43 punti raccolti, sette più dei partenopei. Un rendimento da scudetto. Un paradosso per chi ha dovuto ricostruire un’identità calcistica dalle macerie.

Quando Ranieri ha rimesso piede a Trigoria era il 14 novembre. La Roma usciva dallo choc per l’esonero di De Rossi al pessimo interregno di Juric. Sir Claudio si è trovato fra le mani una squadra timorosa, piena di dubbi e con pochi punti.
Sembrava l’ennesimo esperimento tattico fallito dai Friedkin: prima la scelta di cacciare De Rossi dopo sole 4 partite, poi il caos disordinato e ideologico di Juric, incompatibile con un ambiente che ha bisogno di pazienza e di entusiasmo, non di un sergente che litiga con i calciatori.
E così, come solo lui sa fare, Ranieri ha cucito una veste nuova addosso alla Roma. Compattezza, concentrazione, un calcio semplice ma preciso. Da quel giorno, 15 vittorie, 5 pareggi e solo 3 sconfitte: la Roma sarebbe seconda a un punto dal Napoli, se si considerasse l’intera gestione Ranieri.
La vera arma segreta? Non è un giocatore in particolare, ma la squadra come entità compatta, che collabora e lotta dal primo all’ultimo minuto. A partire da Svilar, un portiere che già l’anno scorso aveva fatto bene e che adesso sembra aver chiuso a chiave la porta: solo 8 gol subiti in 17 partite.
Dietro, la Roma è una fortezza. Davanti, segna meno di Napoli, Bologna e Inter, ma è cinica, chirurgica. Gli esterni vanno e tornano con sincronismo svizzero, il centrocampo filtra, protegge, rilancia. Una macchina, oliata e disciplinata. Che aggiunge a questo ordine una feroce determinazione, che la porta a vincere spesso con il minimo scarto.

Ora il traguardo è lì: la qualificazione in Champions League. Ranieri aveva gettato acqua sul fuoco, ma ora il quarto posto è una questione apertissima. Juventus, Lazio e Roma sono appaiate, ma i bianconeri e i biancocelesti si scontrano sabato prossimo. Potrebbe essere un’occasione irripetibile, ma la Roma sa di avere davanti a sé due gare terribili.
Ranieri, dovrà sfidare in sequenza Atalanta a Bergamo, Milan all’Olimpico e infine il Torino. Un finale da cuori forti. Ma il sorriso che ogni tanto affiora sul volto del tecnico romano, quello che non si esalta mai ma sa di aver fatto il massimo possibile, è il segno che sì: qualunque cosa accada adesso, questo è già un capolavoro.
Una rimonta così straordinaria nei numeri e nei risultati che qualcuno ha cominciato a paragonarla al miracolo compiuto con il piccolo Leicester, che il Mister romano portò a trionfare in Premier League. Qui non c’è da vincere un campionato, ma Ranieri ha confermato il suo potere di “stregone” della panchina. Senza pozioni magiche, ma con tanto lavoro e tanto buonsenso.
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