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Ciclismo, le dichiarazioni shock dell’ex campione: “Pantani e Ullrich dopati, perché hanno colpito me”

A distanza di oltre vent’anni, Richard Virenque torna a parlare dello scandalo doping che travolse il ciclismo alla vigilia del Tour de France 1998. E lo fa con toni durissimi, evocando un intreccio tra giustizia, potere e politica che a suo dire lo trasformò nel capro espiatorio perfetto. In una lunga intervista concessa al quotidiano spagnolo Marca, l’ex scalatore francese accusa: “Hanno colpito solo me e so benissimo il perché”.

All’epoca capitano della Festina, Virenque venne travolto dallo scandalo seguito all’arresto del massaggiatore della squadra, Willy Voet, sorpreso al confine con il Belgio con una macchina carica di sostanze dopanti. “Io non sono mai risultato positivo”, sottolinea Virenque, ricordando come i test resi pubblici nel 2013 abbiano mostrato un quadro devastante: “Su 180 corridori, 100 erano positivi. C’erano Pantani, Ullrich e altri. Io no”.

Eppure, la macchina mediatica e giudiziaria si accanì su di lui: “Mi hanno arrestato tre volte, 72 ore ogni volta. Mi trattavano come fossi il capo di una rete di doping”, racconta. Perché proprio lui? La risposta, secondo Virenque, è politica: “Ero vicino a Jacques Chirac, che nel ‘97 era presidente della Repubblica. L’anno dopo al governo arrivò la sinistra con Marie-George Buffet, e io diventai il simbolo da colpire”. (continua dopo la foto)

Il Tour del ’98, che fu poi vinto da Marco Pantani, rappresenta per Virenque una frattura personale e sportiva: era uno dei favoriti, reduce dal secondo posto dietro Ullrich nel ‘97. Ma lo scandalo lo travolse prima ancora di poter competere per la maglia gialla. Il ciclista accusa: “Mi hanno ricattato. Mi dissero che se avessi parlato, se avessi confessato, tutto sarebbe andato meglio. E così feci. Ma poi mi sospesero lo stesso per un anno”.

Virenque non nasconde l’amarezza per quella che considera una caccia alle streghe a sfondo politico, mirata ad attaccare indirettamente l’entourage di Chirac: “Sono stato usato come bersaglio per una vendetta trasversale. Persino il giudice che si occupò del mio caso fu poi condannato per corruzione”.

Oggi, a 54 anni, Virenque non cerca riabilitazioni tardive, ma pretende chiarezza su una pagina nera del ciclismo, ancora sospesa tra verità taciute e verità strumentalizzate.

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