Il 2023 per Chiara Ferragni non si è concluso nel migliore dei modi. Si è conclusa con una maxi multa milionaria per pratica commerciale scorretta l’istruttoria dell’Antitrust sui pandori dell’azienda Balocco a edizione limitata griffati Ferragni. Oltre un milione la sanzione per due società riconducibili alla nota influencer e 420mila euro per i produttori del pandoro. Uno scivolone nell’ambito della beneficenza che ha portato alla Ferragni una sostanziosa perdita di consesi da parte dei suoi followers. Per ora Chiara è rimasta in silenzio e lontano dai social, ma in queste ore è giunta la notizia che sembrerebbe pronta a collaborare con i magistrati sul caso Balocco: vediamo nel dettaglio che cosa hanno detto i suoi legali. (Continua a leggere dopo la foto)
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Caso Balocco, Chiara Ferragni pronta a collaborare: parlano gli avvocati
Chiara Ferragni ha deciso di collaborare sul caso Balocco e ha parlato tramite i suoi legali. Dopo la multa dell’Antitrust, l’imprenditrice digitale sarebbe pronta a collaborare con qualunque Procura d’Italia in attesa di “chiarezza” su chi siano i magistrati competenti a indagare e con cui interloquire. La posizione, riportata da LaPresse, filtra dagli avvocati dello studio legale Bana di Milano che assistono la stessa Ferragni, sanzionata dall’autorità garante della concorrenza con un milione di euro per “pratica commerciale scorretta” per l’ormai nota vicenda dei pandoro che dovevano servire per una raccolta solidale anche se l’ospedale di Torino aveva già ricevuto una somma di denaro da Balocco a prescindere dalle effettive vendite. Gli avvocati tendono comunque a escludere l’esistenza di possibili reati e si dicono tranquilli, pronti a fornire chiarimenti agli inquirenti, tanto da stigmatizzare il “gioco al massacro” sulla propria assistita.
Al momento sull’affaire Balocco in procura a Milano c’è un fascicolo aperto senza ipotesi di reato né indagati e nelle scorse ore la finanza ha iniziato ad acquisire i documenti racconti dall’Antitrust. Altro fascicolo è stato aperto a Cuneo, dove ha sede l’azienda dolciaria, e a Prato, dopo l’esposto presentato dal Codacons in 104 procure, che potrebbe portare ad altrettante indagini, anche se poi verosimilmente sarà una la procura a procedere. Ferragni dopo l’esplosione della polemica ha parlato pochi giorni dopo la multa annunciando che farà ricorso. (Continua a leggere dopo la foto)
L’influencer in crisi d’immagine
Chiara Ferragni rischia di perdere gli sponsor? Lo scandalo pandoro ha danneggiato l’immagine dell’influencer di Cremona. E ora alla fuga dei follower si potrebbe aggiungere anche quella dei brand. L’avvocato Massimiliano Dona, esperto di diritto dei consumatori,ha fatto il punto della situazione sulle pagine de Il Gazzettino. Massimiliano Dona ha dichiarato: “Il rischio che l’affare si ingrossi è concreto. Anche alla luce degli sviluppi degli ultimi giorni, dove si è ipotizzata una condotta reiterata che avrebbe riguardato altre iniziative di solidarietà e in particolare le uova di Pasqua. Situazioni che avrebbero in comune con quella di Balocco di aver provveduto ben poco per la giusta causa e viceversa un fatturato significativo per l’imprenditrice. Se così fosse, può persino configurarsi l’ipotesi di truffa o di associazione a delinquere. Naturalmente è prematuro configurarli”.
Sulla possibilità che gli sponsor possanno abbandonare l’influencer, l’esperto ha dichiarato: “Se accertato, il danno reputazionale sarebbe enorme. Chiara Ferragni non solo perderà la chance di contrattualizzare nuovi sponsor nel 2024, ma corre il rischio che qualche sponsor attuale receda dai contratti per giusta causa, proprio perché influencer. Il patto, quindi, era stato fondato sulla sua immagine. Il prezzo della lesione alla sua immagine potrebbe essere quantificato in quattro-cinque milioni di euro. Perché? Il calcolo è frutto della circostanza per cui la Ferragni mette un milione di euro subito sul tavolo, ma potrebbe darne anche un secondo nel caso l’appello al TAR fosse accolto. Da avvocato so bene che se tu metti sul tavolo 2 milioni di euro immagini un rischio potenziale almeno del doppio, se non del triplo”.