
Lewis Hamilton, forse, si sta chiedendo dove sia capitato. Mentre qualcuno in Ferrari si chiede se ingaggiare il sette volte campione del mondo sia stata una buona idea. Nel caos Ferrari, punteggiato da continue promesse disattese e da cocenti delusioni, c’è anche questo. Una specie di tutti contro tutti che non giova a nessuno e che ora coinvolge anche Fred Vasseur, sinora il “pompiere” della situazione.
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— Marco Sassara (@SassoMarcoSF91) May 5, 2025
A Miami sono arrivati un settimo e un ottavo posto. E una netta inferiorità non solo rispetto a una McLaren in stato di grazia, ma anche alle Williams e al solito Verstappen. E la Ferrari che si sgretola ancora una volta: nella strategia, nella gestione, nella freddezza. A Miami le vetture erano in apnea, e i nervi sono saltati.
E così, tra messaggi radio sarcastici, scelte ritardate e ordini di scambio fra i piloti dati in ritardo e mal digeriti da entrambi, a fine gara si è consumato un confronto a muso duro tra Lewis Hamilton e Fred Vasseur, avvenuto lontano dalle telecamere, dentro la stanza del sette volte campione del mondo. E da lì è uscito un retroscena che offre un ritratto eloquente della situazione.

Fred Vasseur è entrato nella stanza di Hamilton in cerca di spiegazioni per alcune risposte piccate date dal pilota via radio durante la corsa. A quanto pare il team manager era molto teso, uno stato d’animo dettato dall’ennesimo fallimento. Lewis, più navigato di una petroliera, lo ha placato con parole da leader: “Amico calmati, non essere così suscettibile.”
Una frase da veterano che non intende farsi rosolare per un commento via radio. Perché Lewis non indietreggia di un passo. Anzi, difende la sua rabbia, la rivendica, la giustifica: “Ho ancora il fuoco dentro. Non mi scuserò per essere un combattente“.
Un messaggio chiarissimo per tutti coloro che lo credono bollito, messo lì da Maranello più per marketing che per vincere: Hamilton vuole ancora spaccare il mondo. Il problema? La Ferrari attuale non va, e più che altro suscita le ironie dei tifosi esasperati sui social. Non è solo Hamilton a dirlo: anche Leclerc, che sinora ha provato a scuotere l’ambiente, comincia a non poterne più.
Come se non bastassero le pessime prestazioni della SF-25, che a volte si sente definire con una formula surreale “una macchina con grande potenziale che però non si riesce a guidare“, c’è anche la questione strategica e comunicativa che non funziona. Un esempio? La Scuderia ordina lo scambio tra i piloti prima con Leclerc, poi con Hamilton. Ma lo fa tardi, lasciando che il nervosismo cresca e i team radio diventino un’arena di sarcasmi.
Hamilton lancia frecciate al vetriolo: “Volete che lo faccia passare anche lui? Fate una pausa tè mentre ci pensate…”. La risposta di Vasseur? Un po’ tecnica, un po’ cerchiobottista: “Ci abbiamo messo un minuto e mezzo. Non sapevamo se fosse l’effetto DRS…”.
Ma i grandi team decidono nell’immediato, non aspettano. E qui la Ferrari mostra ancora tutti i limiti di gestione, che vanno oltre la macchina. Vasseur prova a stemperare il caso: “Lewis può fidarsi di me. Io posso fidarmi di lui. Lo stesso vale per Charles”.

Belle parole, ma la domanda è un’altra: chi comanda davvero in questa Ferrari? Perché se i piloti iniziano a farsi domande, a giocare di nervi, a non credere più nei messaggi che arrivano dal muretto, allora il problema è strutturale. Il rischio è che, nel tentativo di gestire due galli nello stesso pollaio, Maranello finisca per smarrirsi del tutto.
Il GP di Miami è stato un pugno allo stomaco per i tifosi. Non solo per il risultato in pista, ma per la sensazione di smarrimento strategico che ormai è diventata cronica. Leclerc parla di cose da chiarire. Hamilton perde la pazienza, si scontra di continuo con Adami – un rapporto mai sbocciato, forse sarebbe meglio trovare un’alternativa. E Vasseur prende nota, ma non sembra in grado di rimettere le cose a posto.
Una cosa è chiara a tutti, fuori e dentro al paddock: questa Ferrari non è pronta per vincere, né con Leclerc né con Hamilton. E se i piloti iniziano a mostrare tutto il loro disagio anche dopo la bandiera a scacchi, allora è il momento di chiedersi se la Scuderia ha davvero un piano, oppure sta solo cercando di sopravvivere all’ennesima stagione di promesse disattese.
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