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La Juventus fa i primi conti: i dubbi sul valore della rosa e sul futuro

Juventus, adesso si fa dura. La Champions è ancora a portata, ma non vincere contro il Bologna – anzi, non riuscire nemmeno a mantenerne il vantaggio – è significato infilarsi in una situazione pericolosa. Adesso la Juventus deve battere la Lazio, e il verbo “dovere” pesa come una montagna su una squadra che ha smarrito sé stessa da tempo e che con Tudor ha solo parzialmente recuperato.

Cinque vittorie nelle ultime dieci partite. E tutte soffrendo, arrancando, mai dominando. È una Juventus senza pace, senza convinzione, che si aggrappa a qualche sprazzo di orgoglio nervoso ma poi si spegne, come una candela che brucia troppo in fretta. Se a dirlo e a stilare questa lucida analisi è un giornale come Tuttosport, da sempre vicino ai bianconeri, le riflessioni diventano anche più stringenti. (continua dopo la foto)

Tudor l’aveva preparata bene, la partita. Ma anche questa volta, lo slancio iniziale si è dissolto come neve al sole. Ventuno. Ventuno punti buttati dopo essere passati in vantaggio. Non è solo un dato statistico: è un atto d’accusa. Una squadra che perde così tanti punti quando è davanti nel punteggio ha un problema strutturale. Profondo. Che va ben oltre l’allenatore, chiunque esso sia.

Perché è troppo facile, troppo comodo, puntare il dito sempre contro la panchina. Il nodo vero è la rosa, e ciò che rappresenta. Una squadra che, a tre giornate dalla fine, sta lottando col coltello tra i denti per un quarto posto è, semplicemente, una squadra da quarto posto.

La Juventus non è superiore al Bologna. O almeno non ha dimostrato di esserlo. Né per qualità, né per carattere, né per gestione delle partite. E il fatto che il club rossoblù abbia speso e spenda molto meno rispetto alla dirigenza bianconera la dice lunga. Alla Juve manca la qualità tecnica, ma ancora di più lo spessore mentale. La personalità.

Una volta, anche nella sfortuna, la Juventus rimaneva la Juventus. Quest’anno, invece, è bastato perdere Bremer, e con lui la solidità difensiva, per veder crollare l’intero castello. È troppo fragile, questa Juventus, per sopportare l’assenza di un solo uomo chiave.

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Sì, la sfortuna ha pesato. Le emergenze sono state tante, la rosa quasi mai al completo. Ma il punto è proprio questo: una grande squadra assorbe gli imprevisti, una normale ne viene travolta. E questa Juventus, oggi, è una squadra normale. Lo dicono i numeri, le prestazioni, lo dice anche il campo.

Servirà un lavoro immenso per riportarla dov’era. Perché questa stagione – nonostante un probabile ritorno in Champions – lascia una sensazione amara: quella di aver buttato via un anno, come un foglio scarabocchiato e accartocciato. Con il sospetto che, se non si cambia mentalità prima ancora che uomini, il prossimo possa fare la stessa fine.

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