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Juventus, allora non era tutta colpa di Thiago Motta: chi finisce sotto accusa dopo la disfatta di Parma

Juventus, dopo la disfatta di Parma una domanda “provocatoria” sorge spontanea: era davvero tutta colpa di Thiago Motta? La squadra, in questa stagione travagliata, non riesce a trovare la propria identità, né dentro né fuori dal campo. Non è bastato il cambio di allenatore; c’è qualcosa di più profondo che manca, quella “cattiveria” che Tudor invoca a gran voce.

A Parma, i bianconeri si sono presentati in una delle loro peggiori versioni stagionali: poca corsa, niente determinazione. Un attacco che non punge, che subisce anche l’infortunio di Vlahovic, e un gioco che non riesce a decollare. “Quando arrivi negli ultimi 20 metri devi segnare, altrimenti rischi di perdere”, ha detto Tudor. Ma la Juve sembra ormai poco abituata a mettere la palla nel sacco.

Nella scia di questa crisi, non sono solo il tecnico e la dirigenza a essere messi sotto pressione: la società ha deciso di alzare il tono, mettendo sotto accusa i giocatori stessi. Dopo l’ennesima prestazione deludente, l’insoddisfazione per una squadra che sembra essere venuta meno nei momenti decisivi si è palesata.

Tudor, a fine partita, non ha nascosto la sua frustrazione: “Davanti non siamo stati incisivi, è mancato quel piglio necessario per vincere”. Un attacco privo di mordente, la mancanza di determinazione per fare la differenza in area: questi sono i problemi più evidenti che la Juve deve affrontare. E le prestazioni dei giocatori ora sono sotto la lente di ingrandimento.

Juventus, 5 partite per salvare il futuro

La colpa è solo degli allenatori? O forse la squadra sta pagando una crisi di mentalità che va oltre la semplice tattica? I cambiamenti avvenuti nelle ultime partite avevano mostrato qualche segnale di ripresa, ma contro avversari più deboli. Unica eccezione, la discreta prestazione con la Roma. Ora, la Juve sembra aver perso di nuovo il filo.

Nel frattempo, sul fronte societario, Tether Investments ha aumentato la sua partecipazione, diventando il secondo azionista del club. Questo significa una minore presenza della famiglia Agnelli per il futuro? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che il presente bussa alla porta, e la Juventus è a un bivio: deve trovare la propria identità, prima che il disastro diventi irreversibile.

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