
Tadej Pogacar ha scritto un’altra pagina epica al Giro delle Fiandre 2025, demolendo la concorrenza con una superiorità imbarazzante. Sotto il cielo limpido del Belgio, tra muri e pavé, lo sloveno ha piazzato l’ennesimo colpo da fuoriclasse, scrollandosi di dosso tutti i rivali a 18 chilometri dall’arrivo e volando in solitaria verso il traguardo di Oudenaarde.
💥 Ottava Monumento in carriera, vittoria numero 93 della sua personale storia nel mondo del ciclismo.
— Bike Channel (@bikechannel_) April 7, 2025
Un altro capolavoro di Tadej #Pogacar 👑 https://t.co/1wIwmE8jJI
Una prestazione da libri di storia, la sua ottava Classica Monumento, la seconda Ronde della carriera dopo quella del 2023, ottenuta piegando il suo antagonista più acerrimo: Mathieu van der Poel. Pogacar ha restituito all’olandese la beffa subita alla Milano-Sanremo, dove fu proprio Van der Poel a beffarlo.
Ma in questa edizione del Fiandre, nessuno ha potuto contenere la furia lucida dello sloveno. Neppure Mads Pedersen, che ha chiuso al secondo posto a oltre un minuto, né lo stesso Van der Poel, terzo sul podio dopo una corsa vissuta tutta in rincorsa.
La giornata era partita con una fuga da lontano orchestrata da otto coraggiosi, tra cui Alessandro Romele, Connor Swift e Marco Haller, evasi a più di 200 km dal traguardo. Ma il gruppo dei big è rimasto sornione, lasciando sfogare i battistrada con un vantaggio contenuto, in attesa dei momenti chiave.
Il primo colpo di scena arriva già a 126 km dalla fine, quando Van der Poel finisce a terra in una caduta in mezzo al gruppo. L’olandese si rialza come una furia e rientra, ma l’incidente costa fatica e nervi, soprattutto considerando che anche due luogotenenti di Pogacar, Narvaez e Wellens, ne fanno le spese.
Pogacar, un dominio incontrastato
Poi la corsa si accende sul serio. A poco più di 50 chilometri dall’arrivo si muovono le stelle: Pogacar, Van der Poel e Wout van Aert cominciano a marcare il territorio, e con loro anche Jorgenson e il solido Pedersen. L’Italia si gode un Filippo Ganna brillante, capace di transitare per primo sull’Oude Kwaremont, ma nel momento decisivo lo sloveno cambia marcia. Attacca più volte: sul Koppenberg, poi sul Kruisberg, riducendo il gruppo di testa a un drappello d’eletti. Van der Poel è l’unico che riesce a tenere la sua ruota. Per un po’.
A 18 chilometri dalla gloria, Pogacar vola sull’Oude Kwaremont. È il quinto scatto, quello definitivo. L’azione è devastante: testa bassa, potenza pura, e un’andatura che manda in crisi chiunque provi a resistere. Dietro, Van der Poel, Pedersen, Van Aert e Jasper Stuyven si guardano. Non c’è più nulla da fare. Il distacco cresce anche sul Paterberg, e il finale è un assolo da leggenda: dieci chilometri in pianura con il vento che accarezza il viso di chi sta scrivendo la storia.
Tadej Pogacar arriva da solo, da dominatore. Braccia al cielo, volto segnato dalla fatica e dall’orgoglio. Dietro, Pedersen e Van der Poel si giocano gli altri gradini del podio. Ganna, intanto, chiude ottavo, primo degli italiani, a 2’19”, con Davide Ballerini in decima posizione a completare una giornata più che dignitosa per il nostro movimento. Ma oggi la scena era tutta per lui, per il cannibale sloveno, per questo artista della bicicletta che non smette mai di stupire. E di vincere.
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