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Serie A: le squadre che hanno cambiato il calcio italiano con il loro stile di gioco

Sacchi

La Serie A è da sempre un laboratorio tattico, un campionato in cui innovazione e strategia si fondono per dare vita a un calcio spettacolare e vincente. Nel corso della storia, alcune squadre hanno lasciato un segno indelebile, rivoluzionando il gioco con il loro stile unico. Ogni epoca ha avuto formazioni capaci di influenzare il calcio italiano e non solo.

Questi club non si sono limitati a vincere trofei, ma hanno ridefinito i principi del gioco, ispirando generazioni di allenatori e giocatori. L’evoluzione tattica della Serie A è il risultato di idee audaci e interpretazioni innovative, capaci di cambiare per sempre il modo di intendere il calcio. Andiamo alla scoperta delle squadre che hanno trasformato il calcio italiano, lasciando un’eredità destinata a durare nel tempo. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

L’Inter di Hilenio Herrera

L’Inter di Helenio Herrera, attiva negli anni ‘60, ha segnato una svolta epocale nel calcio italiano grazie alla perfezione del catenaccio e del contropiede rapido. Sotto la guida del tecnico franco-argentino, soprannominato “il mago”, i nerazzurri vincono tre volte lo Scudetto tra il 1962 e il 1966, due volte la Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Ancora oggi quella squadra è considerata una delle migliori italiane di sempre. Diversi i giocatori che hanno lasciato il segno nella storia: Sarti in porta, la difesa di ferro formata da Facchetti e Burgnich.

L’estro di Mazzola, Domenghini, Luis Suarez e Corso. A differenza del catenaccio tradizionale, l’Inter non si limitava alla sola fase difensiva, ma si esprimeva attraverso transizioni fulminee per colpire gli avversari. Herrera fu anche un innovatore nella gestione del gruppo: motivava i giocatori con slogan come “Taca la bala” (attacca il pallone) e curava ogni dettaglio della preparazione atletica. Il suo calcio pragmatico e ordinato ha ispirato generazioni di allenatori, lasciando un’eredità duratura nel calcio mondiale.

Inter
(Photo credit should read STAFF/AFP via Getty Images)

Il Milan di Arrigo Sacchi

Il Milan di Arrigo Sacchi è stata una delle squadre più forti e iconiche della storia del calcio. Spendere ulteriori parole risulta quasi superfluo, visto che questa parentesi epoca calcistica offre soprattutto fatti, ma per dovere di cronaca è giusto riassumere i contorni di quella che è stata una vera e propria rivoluzione. Cominciamo dai numeri: due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa dei Campioni e due Supercoppe UEFA. Sacchi arriva sulla panchina rossonera nel 1987, grazie alla fiducia e alla visione di Silvio Berlusconi, che ripone in lui fin da subito una fiducia illimitata. Quella che il tecnico emiliano costruisce con il tempo non è solamente una corazzata, ma un meccanismo dove ogni ingranaggio funziona alla perfezione.

Uno stile di gioco basato su pressing alto, difesa a zona e movimenti sincronizzati senza palla. A differenza del tradizionale calcio italiano, fondato sulla marcatura a uomo e il catenaccio, il Milan puntava sul gioco collettivo e sull’organizzazione, riducendo al minimo le distanze tra i reparti. Grazie all’interpretazione di fuoriclasse del tenore di Baresi, Maldini, Gullit, Van Basten e Rijkaard, i rossoneri hanno dominato in Italia e in Europa a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Sacchi ha avuto il merito di interpretare il calcio italiano in un’altra maniera: offensivo e dinamico, influenzando generazioni di allenatori. Il suo metodo, basato sulla disciplina tattica e l’intensità, ha posto le basi per il calcio moderno, ispirando profili come Guardiola e Klopp.

Milan 1990
(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

La Juventus di Marcello Lippi

Dopo l’epoca dei successi in Europa del Milan di Arrigo Sacchi prima e di Fabio Capello poi, la Juventus ha ereditato dai rossoneri il ruolo di protagonista, sia in Italia che fuori dai confini del Paese. Sotto la guida di Marcello Lippi, i bianconeri nella seconda metà degli anni ’90 hanno conquistato quattro finali consecutive in competizioni UEFA per club, tre delle quali in UEFA Champions League. Il bottino accumulato sotto questa gestione è incredibile: cinque scudetti, una Champions League, una Coppa Intercontinentale e numerosi trofei nazionali e internazionali.

Arrivato in panchina dopo la seconda parentesi di Giovanni Trapattoni, Lippi ha formulato una proposta di gioco completamente diversa. Un 4-3-3 offensivo che si regge sul sacrificio degli attaccanti, ai quali è chiesto di ripiegare in fase difensiva. I bianconeri diventano una squadra camaleontica, capace di adattarsi a ogni avversario grazie a una combinazione equilibrata di solidità difensiva, pressing alto e gioco offensivo. Capaci di alternare ripartenze veloci a fasi di possesso ragionato, non è solo la tattica ha contraddistinguere questo ciclo della Juventus. Nel corso delle stagioni Lippi è riuscito a impiantare nella squadra una mentalità vincente, grazie all’apporto di giocatori del calibro di Del Piero, Zidane, Deschamps e Conte. L’eredità di Lippi ha fatto le fortune anche della Nazionale italiana, che grazie al suo marchio ha conquistato il Mondiale 2006.

(Photo by Christian Liewig/TempSport/Corbis via Getty Images)

La Roma di Spalletti

La Roma di Luciano Spalletti è stata una delle squadre più innovative e spettacolari del calcio italiano tra il 2005 e il 2009. Il tecnico toscano è riuscito a sviluppare negli anni un calcio offensivo, moderno e fluido, basato sul possesso palla e su schemi dinamici. Uno degli elementi chiave fu l’adozione del falso nueve, con Francesco Totti trasformato in attaccante atipico. Un ruolo che portò Il Pupone alla sua stagione più prolifica nel 2006/07, con 26 gol in campionato e la Scarpa d’Oro. La Roma adottava il 4-2-3-1, con giocatori versatili come Taddei, Perrotta e Mancini.

Il centrocampo univa qualità e sostanza: Pizarro regista e De Rossi equilibratore soddisfacevano alla perfezione tutte le caratteristiche di cui aveva bisogno la mediana. Il gioco era basato su possesso palla veloce e movimenti sincronizzati, anticipando concetti poi dominanti nel calcio europeo. Nonostante la superiorità tecnica ed economica dell’Inter, la Roma lottò per lo scudetto nel 2007/08 e si distinse anche in Europa, raggiungendo i quartieri di finale di Champions League per due stagioni consecutive. L’impresa più memorabile fu l’eliminazione del Real Madrid nel 2008. In Italia vinse due Coppe Italia e una Supercoppa, dimostrando che si poteva offrire con successo un calcio propositivo e moderno anche in Serie A.

Roma
(GIUSEPPE CACACE/AFP via Getty Images)

Il Napoli di Maurizio Sarri

Il Napoli ha raggiunto la storica vittoria del terzo Scudetto al termine della stagione 2022-23, sotto la guida di Luciano Spalletti. Ma questo risultato straordinario affonda le sue radici qualche anno prima, quando per la prima volta dopo molto tempo gli azzurri tornano realmente competitivi per i grandi obiettivi. Con Maurizio Sarri in panchina il Napoli è stato una delle squadre più spettacolari della storia recente del calcio italiano. Dopo anni di crescita, il club partenopeo si è affermato come una realtà di vertice, sfiorando lo Scudetto nella stagione 2017/18 con un record di 91 punti, il massimo mai raggiunto da una seconda classificata in Serie A.

Nel primo anno del tecnico toscano, il Napoli si aggrappò ai 36 gol di Gonzalo Higuaín, che stabilì il record di marcature in un singolo campionato di Serie A. La sua partenza improvvisa alla Juventus segnò una frattura profonda con l’ambiente, ma il Napoli trovò nuova linfa reinventandosi attorno al tridente Insigne-Mertens-Callejón. A centrocampo, Jorginho dirigeva le operazioni, mentre Hamsík e Allan garantivano inserimenti e copertura. In difesa, la coppia Koulibaly-Albiol offriva solidità, protetta da un Pepe Reina carismatico e abile con i piedi. Sarri ha introdotto il concetto di “gioco a memoria”, in cui i giocatori sapevano sempre cosa fare senza bisogno di guardarsi. Nonostante non abbia vinto trofei, il suo impatto sul calcio italiano è stato enorme, influenzando allenatori in tutta Europa e lasciando un’eredità tattica indelebile.

Napoli
(Foto di Salvatore Esposito/Pacific Press/LightRocket via Getty Images)

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