Giacomo Chiapparini dirigeva l’azienda agricola che porta il suo nome. L’ 8 agosto a Romano di Lombardia l’imprenditore muore schiacciato da oltre 20mila forme di Grana Padano, nel suo magazzino. Ieri si sono svolti i funerali e durante la funzione i figli di Giacomo hanno letto una lettera molto forte, che ha lasciato a bocca aperta i presenti per la sincerità in cui si sono espressi nei confronti del padre defunto. (continua)
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La carriera di Giacomo Chiapparini
Giacomo Chiapparini era l’ultimo di sette figli. Aveva iniziato a lavorare come mezzadro assieme al padre e ai fratelli, poi alla fine degli anni 60, ebbe la prima stalla con 26 capi di bestiame. Nel 2006 aveva ottenuto il marchio per la produzione del Grana Padano dando vita così, ad un impresa con più di 2mial boini, 100 ettari coltivabili e un caseificio. Ogni giorno produceva oltre 270 quintali di latte e 50 forme di formaggio, arrivando ad un totale di 15.000 forme all’anno. (continua dopo la foto)
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Il ritrovamento del corpo
L’8 agosto Giacomo Chiapparini muore sotto il crollo di 20mila forme di Grana Padano, nell’azienda agricola che aveva creato dal nulla. I primi a essere arrivati sul luogo della tragedia sono stati i vigili del fuoco di Romano di Lombardia, distaccamento di Bergamo, guidati da Valerio Bordegari: “In 33 anni di servizio non ho mai assistito a nulla del genere” spiega il comandante. A chiamare le autorità è stata la figlia di Giacomo, che aveva visto il padre l’ultima volta domenica sera intorno alle 20:30 nel magazzino, poi intorno alle 21 aveva sentito un rumore assordante proveniente dal deposito di formaggi e ha subito chiamato il 112. Il corpo è stato ritrovato dopo 10 ore di ricerche in cui i soccorsi hanno tolto manualmente le forme aprendo una cavità nella torre di grana alta più di 8 metri. (continua dopo la foto)
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La lettera choc dei figli al funerale
“Quante volte, papà, abbiamo sperato che rallentassi la tua corsa nella vita e quindi potesse rallentare anche la nostra, così da vedere cosa c’era fuori dal finestrino. Rallentando avresti potuto vederlo anche tu, capendo cosa c’era di importante oltre la tua attività“, inizia così la lettera brutalmente sincera dei figli di Giacomo Chiapparini, letta durante il suo funerale. “Ci hai fatto crescere sempre sollecitati a dare il massimo, a fare sempre al meglio quello che sapevamo fare. Quanti scontri abbiamo avuto perché volevi sempre avere ragione tu e fare di testa tua. Ci dispiace che a noi figli tu non abbia mostrato l’amore attento e affettuoso come altri padri. Con i tuoi nipoti ti sei ammorbidito un po’ e così abbiamo capito che allo stesso modo amavi anche noi, ma sempre a modo tuo, nel tuo modo originale. Non hai mai puntato sul nostro lato sensibile perché lo faceva e lo fa la mamma. Hai puntato, invece, alla nostra tempra per prepararci alla vita”.
“Ci hai lasciati con le rotelle attaccate alla bici, liberi di andare ma sempre con te che ci davi sicurezza. Sei sempre stato sopra le righe e sopra le righe è stata la tua uscita di scena. La tua fragorosa e rumorosa presenza è diventata una fragorosa e rumorosa assenza. Tu hai vissuto la vita che volevi, coltivando ambizioni che nessuno avrebbe mai immaginato e la tua famiglia ti ha dovuto seguire in questa corsa. Anche se iniziavi a sentire la stanchezza dell’età non ti sei mai risparmiato. Ora non so dove sei, ma sappiamo che a chi incontrerai, darai filo da torcere”.