Il Napoli alza la Supercoppa Italiana e Antonio Conte incassa applausi, ma li rimanda subito al mittente. Dopo il successo contro il Bologna, l’allenatore azzurro sceglie un tono prudente, senza autocelebrazioni e senza scorciatoie retoriche. Il trofeo pesa, ma per Conte è soprattutto una tappa di un percorso ancora lungo.
⚽️ L'analisi di #Napoli–#Bologna, successo convincente da parte della compagine azzurra. Antonio #Conte grande stratega del trionfo in Supercoppa Italiana.
— AreaNapoli.it (@areanapoliit) December 23, 2025
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“Vanno fatti soprattutto i complimenti ai ragazzi, hanno fatto un torneo impeccabile e hanno dimostrato che ci tenevano. Nello spogliatoio c’era voglia di regalare questo trofeo a noi come ai tifosi e di passare un buon Natale”.
Conte non dimentica l’avversario e rende subito onore al Bologna. “Sono una bella realtà del nostro calcio, un avversario competitivo. Bravo Italiano, brava la squadra, bravo il club”. Per il tecnico è il decimo trofeo in carriera, ma il concetto resta sempre lo stesso: “Come avevo detto alla vigilia, nel calcio restano in mente solo i successi. In semifinale avevamo battuto una grande squadra come il Milan, ma poi conta chi alza i trofei”.
E sulle finali perse non fa sconti, nemmeno a se stesso: “In carriera ho perso tante finali e questo mi ha reso più cattivo, perché non vuoi rivivere momenti così dolorosi. Quando arrivi in finale va messa la ciliegina sulla torta”.
Dopo scudetto e Supercoppa, la domanda è inevitabile. Il Napoli comanda in Italia? La risposta è secca. “Assolutamente no, sarei un bugiardo a dirlo“. Conte spiega senza girarci intorno:
“L’anno scorso abbiamo vinto un campionato con una rosa molto ridotta. Quest’anno abbiamo inserito tanti giocatori ma non siamo pronti per comandare. Non siamo pronti, non ci siamo nemmeno vicini“.
E mette l’accento sulla stagione che verrà: “La lotta per i primi quattro posti sarà difficile. Dovremo essere umili e lavorare per toglierci soddisfazioni”.
Quando si parla dei meriti dell’allenatore, Conte accetta il tema ma lo riporta sul lavoro quotidiano.
“Il primo gol di Neres è stata una prodezza, ma abbiamo creato tante altre occasioni provate in allenamento. Se devo trovare un difetto è che dovevamo essere più cinici“.
Poi il passaggio più identitario, quasi una firma: “Il lavoro dei tecnici è migliorare i calciatori. Quelli che ho allenato sono migliorati tecnicamente, tatticamente e sotto il profilo della mentalità”.
E la chiusura è una stoccata che dice molto: “Prendete Hojlund e McTominay: perché non giocavano nel Manchester United e ora dicono tutti che sono forti? Qualcosa dovremo pur avere fatto io e il mio staff“. Conte vince, incassa e guarda avanti. Senza illusioni, senza proclami. Solo con una certezza: nel calcio, alla fine, resta solo chi alza i trofei.
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