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Chivu fa meglio di Inzaghi: perché l’Inter oggi corre di più e si infortuna meno

Inter, la scommessa di Marotta per ora sta funzionando alla grande. Per mesi ci si è chiesti se Cristian Chivu, senza esperienza in Serie A, fosse davvero l’uomo giusto per raccogliere l’eredità di Simone Inzaghi. Le perplessità erano molte: troppo giovane, troppo poco rodato. E invece, a giudicare dai numeri, l’ex eroe del triplete sta facendo meglio del suo predecessore.

Un dato che inevitabilmente fa riflettere i “maligni”, quelli che negli anni scorsi non apprezzavano poi troppo il coro generale di elogi al tecnico piacentino. Questi ultimi oggi tornano all’attacco, e sostengono che perdere tre scudetti su quattro con la squadra più forte d’Italia forse non sia stata un’impresa epica. E che, pur riconoscendo a Simone tutti i meriti per l’ottimo cammino europeo, la passività con cui si è preparata e poi gestita la disfatta con il PSG gridi ancora vendetta. (continua dopo la foto)

Comunque la si pensi, la gestione del gruppo da parte di Chivu sembra più efficace (soprattutto sul piano fisico, uno dei punti deboli della gestione Inzaghi). Un anno fa l’Inter contava già 10 giocatori ai box prima della metà di novembre.

Un elenco che indubbiamente pesava sulle prestazioni: a infortunarsi allora furono De Vrij, Acerbi, Carlos Augusto, Barella, Calhanoglu, Asllani, Zielinski, Lautaro. Alcuni più di una volta. Oggi gli infortuni sono cinque, e riguardano solo due titolari: Di Gennaro, Palacios, Darmian, Mkhitaryan e Thuram. Numeri che parlano chiaro: Chivu ha dimezzato il problema.

Il mercato ha aiutato: Sucic ha sostituito Mkhitaryan con buoni risultati, mentre Bonny ha fatto bene durante l’assenza di Thuram. Ma il salto qualitativo nasce da una gestione diversa. L’ex difensore nerazzurro ha impostato un turnover quasi scientifico, evitando rischi inutili, fidandosi ciecamente dello staff medico e sfruttando al massimo la rosa a disposizione (quo c’è la nota dolente e viene dal mercato: a non giocare sinora sono stati solo Palacios e Diouf, mentre Luis Henrique ha avuto più occasioni ma ha deluso).

Dopo 11 giornate, comunque, l’Inter ha gli stessi punti dell’anno scorso, quando però la concorrenza era molto meno agguerrita: 24. Ma il contesto è diverso. Chivu si è trovato a gestire una situazione più complessa e, nonostante tutto, ha tenuto il passo. La squadra oggi ha un’autonomia fisica superiore: corre di più, mantiene il controllo anche nei momenti delicati. (continua dopo la foto)

Dimarco ad Appiano Gentile

Un’altra differenza è nella gestione del vantaggio. Con Inzaghi, i blackout erano quasi una costante: gol subiti nel finale, le rimonte incassate, i punti gettati via contro Lazio, Roma, Bologna, Parma e Napoli. Una lunga lista che aveva pesato su una stagione chiusa senza titoli.

L’Inter di Chivu, invece, quando passa avanti difficilmente si fa riprendere. La squadra è più verticale, più aggressiva, più continua. Chi prima faticava a reggere 90 minuti – come Dimarco o Bastoni – oggi sembra avere un altro passo. Una combinazione di condizione fisica, gestione, mentalità. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: gli infortuni si sono divisi per due, e la tenuta generale è nettamente migliorata.

In questo senso, le frecciate dello stesso Dimarco sulla sua gestione nell’era Inzaghi non sono passate inosservate. In ogni caso Chivu, da tecnico inesperto, sta diventando la sorpresa della stagione e sta lasciando un segno.

E forse, qualcuno si sta chiedendo se il vero capolavoro – prima ancora che tecnico e di preparazione atletica – non sia proprio di avere ricaricato moralmente una squadra uscita devastata dagli ultimi mesi della stagione precedente.

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