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ATP Finals e WTA Finals: format, qualificazione e perché contano

Zverev a Melbourne

Ogni anno, quando il calendario tennistico volge al termine e gli ultimi tornei indoor segnano la chiusura dell’autunno sportivo, l’attenzione si concentra su un unico palcoscenico: le Finals. È lì che il tennis celebra se stesso, riunendo i migliori interpreti della stagione.

Come ci si qualifica alle Finals

La qualificazione alle Finals è un traguardo ambito e riservato. Non si basa sul Ranking ATP o WTA “tradizionale” (che copre le ultime 52 settimane), ma su una classifica specifica chiamata Race. Qualificarsi alle Finals non è semplice, e proprio questa esclusività ne accresce il valore.

Non basta avere un buon ranking generale, bisogna guadagnarsi la presenza attraverso i risultati ottenuti nell’anno solare, seguendo quella che nel circuito maschile si chiama “Race to Turin” e in quello femminile “Race to the WTA Finals”. In pratica, ogni torneo giocato da gennaio a novembre assegna punti specificamente validi per questa corsa parallela, una classifica che misura soltanto la performance stagionale. È una fotografia più fedele dell’andamento dell’anno, infatti se il ranking tradizionale guarda indietro alle ultime 52 settimane, la Race fotografa l’attualità, premiando chi è stato più competitivo in quella precisa stagione.

Esiste un criterio aggiuntivo, soprattutto nel circuito ATP (ma con regole simili anche in WTA), per i vincitori di uno dei quattro tornei del Grande Slam. Nel maschile, se uno dei vincitori di un torneo del Grande Slam chiude l’anno fuori dagli otto ma comunque entro i primi venti, può ancora strappare il pass per Torino, a condizione che non ci siano già otto qualificati automatici. È una regola che tutela i campioni capaci di exploit clamorosi. In caso di rinuncia o infortunio, il posto viene assegnato al nono della Race. Anche nel doppio, i migliori otto team dell’anno si contendono il titolo con lo stesso criterio. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)

Format a gironi e criteri di spareggio

Una volta arrivati alle Finals, comincia una sfida completamente diversa da tutte le altre. Il format non è quello classico a eliminazione diretta, ma una fase a gironi che garantisce a ogni partecipante almeno tre incontri. È un dettaglio che cambia tutto, perché introduce una dimensione strategica nuova.

Si può perdere un match e rimanere in corsa, oppure vincerne due e comunque rischiare l’eliminazione per una manciata di game. Gli otto qualificati vengono divisi in due gruppi da quattro; ciascuno affronta tutti gli altri del proprio girone, e al termine dei round robin i primi due classificati accedono alle semifinali incrociate, in cui il primo di un gruppo affronta il secondo dell’altro. I vincitori si contendono infine il trofeo, in un match che spesso vale anche un posto nella storia.

Nella fase a gironi, non è raro che due o anche tre giocatori finiscano in parità nel numero di vittorie. Per determinare chi si qualifica alle semifinali in caso di parità (due o tre giocatori con lo stesso numero di vittorie), si ricorre a una serie di criteri applicati in ordine di priorità.

La classifica finale di ciascun gruppo alle ATP Finals viene determinata in base a una serie di criteri applicati in ordine gerarchico, fino a individuare una graduatoria definitiva.

  1. Maggior numero di vittorie.
    È il primo parametro utile per stabilire la classifica.
  2. Maggior numero di partite giocate.
    A parità di vittorie, chi ha disputato più incontri ottiene il vantaggio.
    Esempio: un bilancio di 2-1 prevale su un 2-0; un bilancio di 1-2 supera un 1-0.
  3. Esito dello scontro diretto.
    Se la parità riguarda solo due giocatori, passa chi ha vinto il confronto tra loro.
  4. Parità tra tre giocatori.
    Se tre tennisti terminano con lo stesso numero di vittorie, si applicano i seguenti criteri nell’ordine:
    • Se uno dei tre non ha giocato tutte le tre partite, viene automaticamente eliminato. Tra gli altri due avanza il vincitore dello scontro diretto.
    • Se tutti hanno giocato tre incontri, si considerano:
      1. la miglior percentuale di set vinti,
      2. in caso di ulteriore parità, la miglior percentuale di game vinti,
      3. infine, se necessario, la posizione nel ranking ATP pubblicato il lunedì successivo all’ultimo torneo stagionale.

Se, applicando questi criteri, emerge un giocatore nettamente davanti (primo) o nettamente dietro (terzo), mentre gli altri due restano in parità, il confronto diretto tra questi ultimi due determinerà chi avanza.

Negli anni non sono mancati casi rocamboleschi, con qualificazioni risolte all’ultimo game o con giocatori che si sono trovati eliminati nonostante due vittorie su tre. Il format delle ATP Finals è unico nel panorama tennistico e si distingue per la fase a gironi. Ogni incontro si gioca al meglio dei tre set, con tiebreak in tutti i parziali, compreso il terzo.

Anche la competizione di doppio segue la stessa formula, ma con alcune differenze regolamentari: si gioca sempre al meglio dei tre set, con punto secco sul 40 pari e un match tie-break (ai 10 punti) in caso di parità di set. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Sinner a Melbourne
MELBOURNE, AUSTRALIA – JANUARY 26: Jannik Sinner of Italy plays a backhand against Alexander Zverev of Germany in the Men’s Singles Final during day 15 of the 2025 Australian Open at Melbourne Park on January 26, 2025 in Melbourne, Australia. (Photo by Quinn Rooney/Getty Images)

Punti ranking e montepremi

Ogni vittoria nel round robin vale 200 punti ATP, un successo in semifinale aggiunge 400 punti, mentre il trionfo in finale porta altri 500 punti. Un giocatore capace di chiudere il torneo da imbattuto può dunque raccogliere fino a 1500 punti, un bottino che spesso incide in modo decisivo sulla classifica di fine anno.

Il montepremi totale delle Finals è uno dei più elevati del circuito. Nella storia recente, il premio per un campione imbattuto nel singolare ha superato i 4-5 milioni di dollari, rendendolo il più sostanzioso in assoluto per un singolo evento tennistico. Questo riflette l’importanza e il prestigio del torneo. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)

Differenze tra ATP e WTA Finals

Nonostante sia le ATP Finals che le WTA Finals condividano l’obiettivo finale di riunire gli otto migliori atleti della stagione in un formato a gironi (round robin), esistono differenze strutturali e di gestione significative che riflettono la natura distinta dei due circuiti professionistici.

La differenza fondamentale risiede nell’ente che le gestisce: le ATP Finals sono organizzate dall’Association of Tennis Professionals (ATP), mentre le WTA Finals fanno capo alla Women’s Tennis Association (WTA). Questa distinzione si traduce in regolamenti specifici e decisioni autonome riguardanti la sede e la struttura dei punti.

Una delle differenze più evidenti è la sede. Le ATP Finals hanno storicamente mostrato una maggiore stabilità logistica, legandosi a città importanti per cicli pluriennali (ad esempio, Londra per oltre un decennio e, attualmente, Torino, Italia). Al contrario, la sede delle WTA Finals è stata spesso itinerante e variabile nel corso degli anni, spostandosi tra continenti con maggiore frequenza.

Entrambi i tornei offrono fino a 1500 punti al vincitore imbattuto, una cifra che li rende cruciali per il ranking di fine anno. Tuttavia, il calcolo del ranking annuale e la quantità di tornei considerati divergono:

  • Per il circuito maschile, il Ranking ATP annuale (che determina le teste di serie future) è calcolato tenendo conto di un massimo di 19 tornei (più l’eventuale partecipazione alle Finals).
  • Nel circuito femminile, il limite è leggermente inferiore, con un massimo di 16 tornei conteggiati per il singolare e 11 per il doppio, oltre all’eventuale Finals. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)

Perché le Finals contano nella stagione

Le ATP Finals, nate nel 1970, hanno costruito negli anni un’identità solida, diventando uno dei simboli più riconoscibili del tennis moderno. Le WTA Finals, più giovani e itineranti, hanno invece impiegato più tempo a trovare una forma stabile, ma oggi rappresentano pienamente il vertice del tennis femminile e un simbolo di parità sportiva. In entrambi i casi, il format a gironi e l’atmosfera indoor creano una tensione unica: ogni punto conta, ogni match può ribaltare tutto.

Le Finals hanno un valore che va oltre il titolo. Vincere a Torino — o in qualunque città le ospiti — significa entrare in un club esclusivo, quello dei migliori dei migliori. In palio ci sono prestigio, punti cruciali per il ranking e, soprattutto, la possibilità di chiudere l’anno da numero uno. Sono anche il luogo dove le generazioni si sfidano: i veterani contro i nuovi protagonisti come Alcaraz e Sinner, in partite che sanno di passaggio di testimone.

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