
Alla vigilia di un altro Juventus-Inter, Juan Cuadrado si racconta, tra passato, presente e futuro. L’ex esterno bianconero e nerazzurro, oggi al Pisa, parla del suo addio ai torinesi, della stagione complicata all’Inter e della nuova avventura in Toscana. A 37 anni, dopo otto stagioni a Torino e un passaggio condizionato dagli infortuni a Milano, il colombiano riparte da un progetto che definisce “chiaro” e dalla voglia di disputare il Mondiale con la sua Nazionale.
#Cuadrado sull’addio alla #Juventus: “Volevo restare, poi lessi sui social che era finita” https://t.co/vxXUzIIB4I
— Alfredo Pedullà (@AlfredoPedulla) September 12, 2025
“Quando entro in campo gioco come se fossi ancora il bambino che dribblava qualsiasi cosa. Gioca, segna, divertiti. Questo è quello che sono. E a 37 anni voglio dare l’esempio”, racconta Cuadrado, pronto a sfidare il tempo e a dare ancora il massimo. Cuadrado ricorda gli otto anni in bianconero, con cinque scudetti e diverse coppe, ma non nasconde l’amarezza per l’addio improvviso.
“Le modalità d’addio? L’infortunio di De Sciglio aveva aumentato le mie chance, Allegri voleva tenermi. Poi la dirigenza è cambiata, l’allenatore è andato via e io sono rimasto in attesa. Mentre aspettavo una chiamata, lessi sui social che l’avventura con la Juve era finita. Avrei preferito una parola o un messaggio privato. Ci sono rimasto male, è stato molto triste. Ma il calcio è così. I tifosi sono e saranno sempre nel mio cuore”.
Sul campo, Juan è stato uno dei protagonisti più discussi del derby d’Italia: “Ai nerazzurri ho segnato sei gol. Non c’è altra squadra a cui ho fatto più male, è vero. In più, è sempre successo qualcosa: Perisic, Handanovic… ma voglio ricordare il gol di controbalzo realizzato all’Allianz nel 2017 da fuori area”. (continua dopo la foto)

Cuadrado non ha dubbi sui valori in campo alla vigilia del derby d’Italia. “La Juve è la Juve, si è rinforzata con giocatori forti, ma l’Inter è la più forte. Anche se l’anno scorso non ha vinto nulla”, spiega il colombiano. Un giudizio che arriva da chi conosce bene entrambe le realtà: otto anni sotto la Mole e una stagione a Milano. Un punto di vista privilegiato che fotografa due squadre diverse, ma entrambe abituate a giocare per vincere.
Oggi Cuadrado veste la maglia del Pisa, la sua settima tappa italiana dopo Udine, Lecce, Firenze, Torino, Milano e Bergamo. “Ho detto sì in due giorni. C’era la possibilità di andare in Spagna, ma ho scelto di restare qui anche per la mia famiglia. Mia madre non s’è mai andata da Torino”, spiega. “La chiarezza del progetto mi ha convinto. Punto alla salvezza e al Mondiale con la Colombia. Sto lavorando duro per arrivare al 100% e Gilardino mi sta aiutando. Diventerà un grande allenatore”.
Cuadrado e il soprannome di “cascatore”
Sul soprannome di “cascatore” che lo accompagna da anni, Cuadrado è netto: “Magari in alcuni episodi ho accentuato di più, ma se cado è perché sono stato toccato. Il mio gioco è così”.
All’Inter, Cuadrado ha trovato meno spazio del previsto, frenato da un infortunio al tendine d’Achille: solo dodici presenze, ma anche la soddisfazione di vincere lo scudetto della seconda stella. “Mi sono trovato bene con tutto il gruppo, Inzaghi ha sempre avuto fiducia. Ho cercato di fare il possibile per recuperare e dare il mio contributo”.
Ora la testa è a Pisa e alla sua fondazione in Colombia. “Quando ricevi tanto, poi puoi anche dare. Mi piacerebbe continuare questa attività”, conclude Cuadrado, pronto a guidare i più giovani con il suo esempio e a chiudere la carriera con la stessa passione di quando, bambino, iniziava a dribblare qualsiasi ostacolo.