
Roberta Bruzzone, la rivelazione su Michele Misseri spiazza tutti – In un’epoca in cui la criminologia è diventata quasi una moda, Roberta Bruzzone non ha alcuna intenzione di confondersi con i tanti volti televisivi che si affacciano nel dibattito sulla cronaca nera. Con la sua solita schiettezza, mette subito i puntini sulle “i”: «Un conto è farlo in tv, dove circola anche gente improbabile che non ho mai visto sulla scena di un crimine; un altro è farlo per mestiere da 25 anni, là dove avvengono davvero i fatti. La tv a volte è solo la schiuma del cappuccino: io sono il cappuccino. Non credo sia così difficile capirlo». Bruzzone rivendica con forza il suo percorso: un quarto di secolo passato tra aule di tribunale, indagini delicate e consulenze tecniche. E non teme di alzare la voce, consapevole di avere costruito una carriera che va oltre le luci dello spettacolo. «Meritavo avversari migliori», ha dichiarato a La Repubblica, lasciando intendere quanto poco tolleri le superficialità di chi si improvvisa criminologo davanti alle telecamere.

Roberta Bruzzone, la rivelazione su Michele Misseri spiazza tutti
Diretta, senza mezze misure, Roberta Bruzzone ammette di non saper smussare gli angoli: «Se ti confronti con me, devi sapere di cosa parli perché io sono brava e non esco mai dalla modalità bulldozer. Smusso pochissimo gli angoli e so approfittare delle fragilità altrui. Sono fatta così». Il termine “bulldozer” non è casuale: nel suo modo di analizzare, interrogare e discutere, non lascia spiragli all’approssimazione. È questo approccio che l’ha portata a conquistarsi un ruolo centrale anche nel piccolo schermo, senza però dimenticare che la vera battaglia si combatte nelle aule di giustizia e nei fascicoli processuali. L’11 settembre la criminologa torna in scena con la seconda stagione di Nella Mente di Narciso, in onda su RaiPlay. Si tratta di un programma che indaga i profili psicologici dei protagonisti della cronaca nera, scavando oltre le semplici ricostruzioni giornalistiche. Bruzzone punta a mostrare cosa si cela dietro le dinamiche del potere, della manipolazione e del ricatto emotivo che spesso portano al crimine.


Le parole su Giulia Cecchettin e su Sarah Scazzi
Le prime due puntate sono dedicate al femminicidio di Giulia Cecchettin, una storia che ha segnato profondamente l’opinione pubblica. Secondo Bruzzone, il caso rappresenta un vero paradigma: «Giulia era la ragazza alla quale, in teoria, una cosa del genere non poteva mai accadere. Una vita tranquilla, senza offrire spunti agli agguati. La classica ragazza della porta accanto». Il suo assassino, però, avrebbe vissuto la relazione come una competizione persa, trasformando la giovane in simbolo del proprio fallimento personale. «Il ricatto emotivo non perdona. La vicenda di Giulia deve insegnare che certe cose possono capitare proprio a chiunque», ha spiegato la Bruzzone.
Tra i casi più celebri trattati da Bruzzone c’è quello di Sarah Scazzi, la quindicenne uccisa ad Avetrana. La criminologa ricorda con chiarezza un momento cruciale: «Sono stata la prima persona alla quale Michele Misseri disse che non l’aveva uccisa e che invece l’aveva fatto sua figlia Sabrina: non ho mai dubitato che l’uomo fosse sincero». Il dramma familiare emerse in tutta la sua complessità: Sabrina, infatti, non esitò ad accusare il padre, uomo fragile e manipolabile, pronto a prendersi colpe non sue.
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