
Altro che superiorità netta: i numeri raccontano un paradosso. Dopo quindici sfide, Carlos Alcaraz guida 10-5 contro Jannik Sinner, ma il computo totale dei punti vinti è quasi in parità: 1.579 lo spagnolo, 1.573 l’azzurro. Sono statistiche che fanno riflettere, e che possono aiutare l’italiano a trovare una chiave di volta per riuscire a invertire il trend.
🤯Vagnozzi su #Sinner, è giallo: “Nessuno sa delle notti di lacrime"
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Sei punti in più su 3.152 giocati: una sottigliezza statistica che però nasconde un divario pesante nella capacità di convertire i momenti chiave. Anche nella finale degli Us Open a New York la trama è stata la stessa: Alcaraz spietato a sfruttare ogni occasione, Sinner bravo a restare in partita ma incapace di ribaltare l’inerzia.
La sfida dell’Arthur Ashe Stadium è sembrata segnare un primo vero turning point. Dopo tante battaglie spettacolari, la rivalità Sinner-Alcaraz è entrata in una nuova dimensione, come accadde negli anni ai duelli tra Federer e Nadal o Djokovic e Nadal. (continua dopo la foto)

Sinner ha strappato un set quasi per caso, con il suo solito approccio lucido e aggressivo appena l’altro ha lasciato un varco. Ma la sensazione – condivisa dallo stesso Jannik – è che la partita non fosse mai davvero in discussione. Il dato più pesante è 7-1 negli ultimi otto incontri: un segnale che l’azzurro non può ignorare.
Il primo obiettivo del team Vagnozzi-Cahill è arricchire il repertorio tecnico e tattico. Non una rivoluzione, ma piccoli inserimenti per spezzare il ritmo dello spagnolo: più variazioni (back, smorzate, volée), più convinzione nell’usarle nei momenti caldi. Sul piano atletico, servirà salire ancora di livello: Alcaraz costringe Sinner a giocare al massimo dall’inizio alla fine.
E poi c’è il servizio, colpo che prescinde dall’avversario e che può dare sicurezza immediata. Lavorare sul lancio di palla e sul movimento del braccio è il passo obbligato per aumentare le percentuali e cambiare il destino degli scontri diretti. (continua dopo la foto)

Sinner non è nuovo alle decisioni forti: lasciò Piatti per Vagnozzi, scelse Cahill, cambiò preparatore atletico quando sentì che serviva un salto in avanti. Ora tocca al gioco. Ed è stato lo stesso Jannik a parlare della necessità di un cambiamento che lo renda meno prevedibile e più vario.
L’obiettivo dichiarato è battere Alcaraz, ma quello più profondo è la continua ricerca del miglioramento, presentarsi ogni volta con una versione nuova e più completa di se stesso. È questa la sfida che può spostare gli equilibri della rivalità che oggi domina il tennis mondiale.
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