
Il campione di Serie A dal coma al risveglio: “Cosa mi è successo” – Un silenzio lungo 47 giorni. Era una mattina d’inverno, una di quelle in cui il freddo punge appena ma non fa rumore. Un uomo, un amico fidato, suona al campanello di una casa che conosce bene. Dentro, trova una scena che non dimenticherà mai: il suo vecchio compagno di viaggi e risate è lì, presente ma confuso, le parole gli escono dalla bocca ma non si incastrano più come prima. Qualcosa non va.

La corsa in ospedale
È il 9 gennaio. Non c’è tempo da perdere. L’uomo chiama aiuto, la famiglia si mobilita. La moglie Danila, sempre presente, lo accompagna all’ospedale Poliambulanza di Brescia insieme alla figlia Nagaja. Al pronto soccorso lo sottopongono immediatamente a una TAC. Il verdetto per Evaristo Beccalossi è uno di quelli che fa tremare i polsi: emorragia cerebrale. La situazione peggiora rapidamente. Dopo appena due giorni, cade in coma. Viene trasferito in terapia intensiva. Ogni giorno è un’incognita, ogni notte un passaggio al buio. “Ci dicevano: non sappiamo se arriva a domani”, racconta oggi Danila. Parole che non si dimenticano, e che si scolpiscono dentro.


Il risveglio e la rinascita di Beccalossi
Poi, il 27 febbraio, una svolta inaspettata. Lentamente lui comincia a svegliarsi. Gli occhi si riaprono sul mondo, i suoni ricominciano ad avere un senso. L’uomo che per decenni aveva incantato i tifosi con i piedi, ora deve ricominciare tutto da capo. Lo attende un lungo percorso di rieducazione. E, come quando era calciatore, la parola “allenamento” non gli piace poi troppo. “Quando deve andare in palestra sbuffa, come da giocatore, mica ha voglia”, ha precisato la moglie di Beccalosi. Chi ha lasciato un segno, non viene dimenticato. I compagni di una vita, dentro e fuori dal campo, non hanno mai smesso di chiedere di lui. I primi ad accorrere sono Ivano Bordon e Gabriele Oriali. Poi arrivano i messaggi, le telefonate, le premure di Aldo Serena e Alessandro Altobelli. Nessuno si tira indietro. E poi un gesto che colpisce anche Danila e Nagaja: un videomessaggio personale del presidente della Fifa Gianni Infantino. Un segno di quanto profondo sia stato il solco lasciato da quell’uomo dal sinistro vellutato e dal sorriso mai spento.
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