
Max Verstappen è uno di quei piloti che non hanno bisogno di una macchina perfetta per dimostrare di essere fuori categoria. Una bella analisi di Carlo Vanzini su Sky Sport sottolinea come, anche in un’epoca in cui il mezzo meccanico sembra farla decisamente da padrone, c’è almeno un pilota capace di sovvertire le gerarchie: ed è proprio il campione del mondo in carica.
📄#RedBull sta diventando una minaccia per #McLaren e #Verstappen tiene vive le speranze mondiale. La gestione di #Piastri e #Norris potrebbe essere un problema sul lungo periodo ed è già iniziato il 'gioco' via media per scaricare la pressione sui rivalihttps://t.co/6md5Uswg2V
— AutoRacer IT (@Auto_Racer_it) May 21, 2025
Da quando ha messo piede in Formula 1, l’olandese ha mostrato un talento prepotente, una guida istintiva e chirurgica al tempo stesso, capace di piegare le leggi della fisica e riscrivere quelle della tecnica. Non serve vincere un mondiale per essere un grande. E Max lo ha dimostrato prima ancora dei suoi quattro titoli consecutivi, un filotto iniziato nel 2021.
Era il 2016, pioveva a dirotto a Interlagos e Max, con una Red Bull non certo paragonabile alle Mercedes di Hamilton e Rosberg, compì una serie di sorpassi che ancora oggi impressionano. Ricordi che riportano dritti a Senna, quando nel 1985 vinse sotto il diluvio con una Lotus inferiore a Williams e McLaren, o a Monaco ’84, dove incantò tutti in una Toleman da media classifica.
Il fil rouge è quello: il talento che emerge quando tutto rema contro. Michael Schumacher, 1996, Spagna: una Ferrari fragile, una pioggia biblica, un minuto rifilato al secondo classificato. Fernando Alonso, 2012: una Ferrari modesta, una Red Bull in stato di grazia, una McLaren competitiva. Eppure, lo spagnolo arrivò a giocarsi il mondiale all’ultimo giro dell’ultimo GP.
E poi Sebastian Vettel. Criticato per i suoi anni d’oro con la Red Bull, si riscatta tra il 2015 e il 2018 con una Ferrari non dominante. Vince gare, tiene viva la lotta, e anche quando il rendimento è calato bruscamente nel 2018, le sue imprese sono rimaste vive nella memoria dei tifosi.
Max Verstappen: il più forte è ancora lui
Oggi la Red Bull è terza nei costruttori, con meno della metà dei punti della McLaren, e sono stati praticamente tutti raccolti da Verstappen. Ora Max è terzo in classifica, staccato di 22 punti da Oscar Piastri e Lando Norris. Il pilota olandese sta compiendo veri miracoli.
La McLaren domina e fra i piloti vige un patto silenzioso. Norris e Piastri si rispettano, non si ostacolano. Quasi non considerano Max, ma non corrono rischi quando capiscono che non possono superarlo. Funziona? Per ora sì. Ma il tempo, e magari qualche contatto imprevisto, ci diranno se davvero l’armonia sarà mantenuta, o se subentrerà un po’ di nervosismo.
Come Senna prima della McLaren, come Schumacher prima del 2000, come Alonso nella trincea Ferrari: Max Verstappen non ha bisogno di vincere per essere immortale. Lo è già, ogni volta che piega una Red Bull stanca alla sua volontà. Il mondiale 2025 è ancora lungo. Ma anche se non lo vincesse, il più forte, forse, è ancora lui.
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