
Jannik Sinner si prepara a difendere il titolo allo US Open 2025 dopo il ritiro a Cincinnati per un virus. A New York, il n° 1 del mondo ha incontrato alcune testate – tra cui Il Corriere della Sera – e ha raccontato aspetti personali e professionali che spiegano l’equilibrio con cui sta affrontando la stagione.
Sinner: «Al n. 1 non penso mai. La sera mi rilasso con i Lego. E sì, sono innamorato» https://t.co/ixoeZW1LO7
— Corriere della Sera (@Corriere) August 24, 2025
“La testa si ricarica coi Lego”
Fuori dal campo, Sinner ha svelato una passione che lo aiuta a staccare: i Lego.
«Mi sono appassionato moltissimo. La sera costruisco: qui a New York ho preso una Porsche e l’ho finita in cinque ore. Poi ne ho scelta una più grande. Metto musica e penso ad altro: da atleta hai sempre tante pressioni, e così mi rilasso».
Il dibattito sul calendario ATP
Sul tema sempre caldo del circuito ATP e delle scelte dei giocatori:
«Non è facile, ci sono dinamiche che non conosciamo e non tutti sono d’accordo. Alla fine è una nostra scelta: se vogliamo giocare o non giocare quel torneo».
Essere numero 1: oltre il campo
Sinner rifiuta trionfalismi e mette l’accento sulla leadership:
«Sono sempre stato umile: non mi piace dire “sono il numero uno”. Puoi essere numero uno anche fuori dal campo, per come gestisci le cose. Il tennis è importante, ma è una parte della vita: a 35-40 anni il gioco finisce e devi pensare a cosa fare dopo».
La forza mentale costruita nel tempo
Nessun dono innato, ma metodo e consapevolezza:
«Non è nulla di naturale: c’è tanto lavoro. Prima devi accettare i difetti: all’inizio pensavo di essere forte e invece non lo ero. Lavoro con Riccardo Ceccarelli da anni: l’atleta fa la differenza, ma dietro c’è una struttura. Il mio difetto? Poca pazienza: voler fare tutto subito. Invece bisogna procedere per dettagli, pezzo dopo pezzo, come un puzzle».
Obiettivo Flushing Meadows
Tra recupero fisico e lucidità mentale, Sinner arriva allo US Open con la volontà di alzare i giri match dopo match: il percorso passa dal ritrovare ritmo senza strafare, capitalizzando le sensazioni positive riemerse in allenamento. L’asticella resta alta, ma la parola d’ordine è equilibrio.
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