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Tragedia del Titan, la scioccante rivelazione della moglie di una delle vittime: cos’è successo un attimo prima della tragedia

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La tragedia del Titan ha segnato le ultime ore drammatiche dei passeggeri a bordo, prima che si rendessero conto dei problemi imminenti. A quasi due settimane dal ritrovamento dei detriti del sommergibile, le autorità della Guardia Costiera americana hanno confermato la presenza di resti umani tra i rottami riportati a galla. Il Titan, impegnato nella missione di ricerca del relitto del Titanic nelle acque dell’Atlantico, si è perso nel buio più totale il 18 giugno, solo un’ora e mezza dopo l’inizio della sua missione.

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La ricerca dei detriti del sommergibile Titan

Christine, la moglie di Shahzada Dawood, uomo d’affari pakistano a bordo del Titan insieme al figlio 19enne Suleman, ha raccontato gli attimi finali del sommergibile. Christine e la loro figlia Alina si trovavano sulla nave di appoggio della spedizione, la “Polar Prince”, e hanno salutato il marito e il figlio prima della discesa nel Titan. Dopo la perdita di contatto, Christine ha continuato a sperare in un miracolo, ma trascorse le 96 ore cruciali e finito l’ossigeno a bordo del sommergibile, si è preparata al peggio. Questa famiglia, che aveva originariamente prenotato due posti a bordo del Titan, aveva dovuto annullare la missione a causa della pandemia di Covid-19. Tuttavia, quando è stata loro offerta una seconda opportunità, Christine ha deciso di dare il suo posto al figlio, il quale era da sempre affascinato dal Titanic. L’immersione del Titan è iniziata alle 8, con a bordo il CEO di “OceanGate” Stockton Rush, l’esperto francese del Titanic Paul-Henri Nargeolet e l’esploratore inglese Hamish Harding. Un’ora e 45 minuti dopo, alle 9:45, il contatto è stato perso, segnando l’inizio del dramma. Cinque giorni dopo, i detriti del sommergibile sono stati trovati sul fondo del mare, a una profondità di 1.600 piedi, vicino al relitto del Titanic.

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Inchiesta tragedia Titan: le ultime ore

Attualmente, un’inchiesta è in corso per determinare le cause dell’implosione del Titan. Poiché non è disponibile una scatola nera a bordo, sarà fondamentale analizzare le comunicazioni precedenti alla perdita di contatto con il sommergibile. Gli investigatori dovranno anche esaminare attentamente i detriti recuperati dal fondo del mare, a una profondità di oltre 3.000 metri. In particolare, si concentreranno sul materiale utilizzato nella costruzione del sommergibile, che è stato descritto come fibra di carbonio di bassa qualità e “riciclata” dal CEO Rush in una dichiarazione rilasciata prima della missione prevista per giugno. La comunità resta in attesa di ulteriori sviluppi sull’inchiesta, con la speranza di ottenere risposte definitive sulle cause dell’implosione del Titan. Nel frattempo, il dolore e la disperazione di Daniela Bertoneri e delle altre persone coinvolte in questa tragedia rimarranno impressi nella memoria di coloro che hanno seguito attentamente questa drammatica vicenda. La ricerca dei detriti del Titan continua, offrendo ulteriori prove e informazioni che potrebbero contribuire a far luce sui tragici eventi che si sono verificati durante quella missione di esplorazione sottomarina.