
Parole taglienti, come un rovescio incrociato di quelli che non si possono recuperare. Darren Cahill, coach di Jannik Sinner, ha raccontato un retroscena sorprendente sul giudizio che Novak Djokovic diede dell’altoatesino dopo quel celebre match di Wimbledon, in cui il serbo rimontò due set di svantaggio.
Cahill: "Chiesi a Djokovic di Sinner, lui rispose 'Non ha un gioco'. Da lì cambiò tutto" https://t.co/OMJ64dti2e
— La Gazzetta dello Sport (@Gazzetta_it) June 19, 2025
Durante un intervento al podcast di Andy Roddick, Cahill ha ricordato senza giri di parole: “Nole mi disse: Jannik colpisce benissimo la palla, ma non c’è variazione. Pochi cambi di traiettoria, nessuna altezza sopra la rete, non viene a rete, non cerca di portarmi dentro il campo. So che risponde bene, ma non è aggressivo sulla risposta. Non attacca il mio servizio, non fa male“.
Un’analisi lucida e, per certi versi, impietosa: Sinner, all’epoca, era riuscito a portarsi avanti di due set, ma poi Djokovic aveva fatto quello che sa fare meglio: adattarsi, metabolizzare ritmo e traiettorie, e chiudere la porta in faccia all’avversario. Da quel momento non c’era stata più partita.
“Sinner aveva vinto i primi due set, ma poi Novak tornò indietro e prese il sopravvento, esattamente come fa lui: si abitua alla palla, alla traiettoria, al ritmo, e poi, come sempre, non sbaglia più e vinse gli ultimi tre set in maniera piuttosto netta. Per questo ero tanto interessato al suo parere“, ha aggiunto Cahill.
Il tecnico australiano ha spiegato che quelle parole non furono una sorpresa per lo staff: “Non ci ha detto nulla che non avessimo già visto e che non sapevamo, ma quando lo abbiamo raccontato a Jannik dicendogli che veniva da Novak, l’effetto è stato completamente diverso, e lui ci ha risposto che era pronto a cambiare“.
Da lì, la trasformazione di Sinner ha avuto inizio: più variazione, più coraggio a rete, più aggressività. Anziché offendersi, il nostro campione ha ascoltato e fatto tesoro dei consigli del suo illustre avversario. E anche da lì è iniziata la trasformazione che lo ha portato al numero uno del ranking mondiale.
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