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Shai Gilgeous-Alexander: il talento che ha cambiato Oklahoma e l’NBA

Nella stagione di NBA 2024/25, appena trascorsa, un nome ha risuonato più forte di tutti: Shai Gilgeous-Alexander. Elegante, silenzioso, letale. Il canadese classe 1998 ha firmato un’annata storica, culminata con la doppia incoronazione: MVP della regular season e delle Finals, trascinando gli Oklahoma City Thunder al loro primo titolo dal lontano 1979. Un traguardo che non è solo sportivo, ma simbolico: rappresenta la consacrazione di un giocatore che ha saputo costruire la propria grandezza lontano dai riflettori delle città più rilevanti, diventando il volto nuovo di una lega in continua evoluzione. Shai non è esploso di colpo. La sua è stata una crescita costante, fatta di lavoro, visione e una maturità fuori dal comune. Arrivato in NBA nel 2018, ha saputo trasformarsi da giovane promettente a leader tecnico e carismatico, dominando ogni aspetto del gioco. Oggi, Oklahoma City non è più soltanto una piazza di “ricostruzione”: è il centro di un progetto vincente, e Gilgeous-Alexander ne è il cuore pulsante. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Shai Gilgeous-Alexander in azione
(Foto di Andrew Lahodynskyj/Getty Images)

Le origini

Shai Gilgeous-Alexander è il simbolo di un percorso forgiato da famiglia e sacrificio, oltre che da un talento cristallino. Nato a Toronto e cresciuto a Hamilton, Shai ha respirato sport fin da piccolo: sua madre Charmaine è stata un’atleta olimpica nei 400 metri per Antigua e Barbuda, mentre suo padre Vaughn, appassionato di basket, ha coltivato in lui e nel cugino Nickeil Alexander-Walker la fame di competizione. Non è stato un predestinato: ha costruito il suo gioco passo dopo passo, tra sessioni video con papà e lunghi allenamenti con Nickeil, condividendo persino la stanza del coach durante gli anni al liceo in Tennessee. Dopo una brillante stagione al college con Kentucky, dove ha conquistato il titolo di MVP del torneo SEC, si è dichiarato per il Draft 2018. Oggi, con il titolo NBA 2025 in mano e il premio di Finals MVP, Shai dedica tutto alla sua famiglia: “Questa vittoria è per chi è sempre stato al mio fianco,” ha detto. La sua ascesa è la storia di come il lavoro e un ambiente giusto possano trasformare un sogno in realtà.

Il percorso in NBA

Dal draft NBA del 2018 a oggi, la parabola di Shai Gilgeous-Alexander è stata un’ascesa costante verso la cima. Selezionato dagli Charlotte Hornets con l’undicesima scelta, fu subito scambiato ai Clippers, dove mostrò fin da subito maturità e freddezza da veterano. Ma è con il passaggio agli Oklahoma City Thunder nel 2019, nell’ambito della maxi-operazione per Paul George, che Shai ha iniziato a costruire la propria leggenda. Dopo una prima stagione da 19 punti di media, sotto l’ala di Chris Paul, il canadese è esploso, diventando il perno tecnico e carismatico della franchigia. Nel 2022-23 ha compiuto il salto definitivo: 31,4 punti di media, convocazione All-Star, inserimento nel primo quintetto All-NBA e quinto posto nella corsa all’MVP. La stagione successiva ha confermato lo status raggiunto: 30,1 punti a partita, secondo nella classifica MVP e leader di un gruppo giovane capace di chiudere con il miglior record a Ovest. Nei playoff ha brillato ancora, trascinando i Thunder al secondo turno e firmando una prestazione monstre da 36 punti in gara 6 contro Dallas. A 25 anni, Shai è diventato una star affermata in una squadra pronta per riscrivere la storia.

(Photo by William Purnell/Getty Images)

2025: titolo NBA e scorpacciata di MVP

Shai Gilgeous-Alexander ha appena firmato una delle stagioni più straordinarie nella storia recente della NBA. Dopo aver trascinato gli Oklahoma City Thunder al miglior record della lega (68-14) e alla conquista del titolo NBA, il canadese ha messo insieme un palmarès da leggenda: miglior realizzatore con 32.7 punti di media, MVP della regular season, MVP delle finali della Western Conference e infine MVP delle Finals. In gara 7 contro i Pacers, pur tirando con basse percentuali (8 su 27), ha fatto la differenza con 29 punti, 12 assist e una costante capacità di creare vantaggio per i compagni, firmando così l’epilogo perfetto di un’annata indimenticabile. Le sue cifre stagionali sono da enciclopedia: 75 partite da almeno 20 punti, 49 da 30, 13 da 40 e 4 da 50, con una striscia record di 72 gare consecutive sopra quota 20.

Nessun altro, eccetto Michael Jordan, era riuscito a chiudere una stagione con almeno 30 punti, 5 rimbalzi, 5 assist, 1.5 recuperi e 1 stoppata col 50% al tiro. Nei playoff, ha alzato ulteriormente l’asticella, toccando i 40 punti in una gara di finale di conference, diventando il primo giocatore della franchigia con cinque partite consecutive da almeno 30 punti nella post-season. Ha dominato anche dal punto di vista emotivo, rimanendo sempre lucido nei momenti decisivi e trasmettendo fiducia alla squadra. Emblematico, dopo la vittoria del titolo, il gesto simbolico di consegnare il trofeo di Finals MVP a Jalen Williams, sottolineando l’unità del gruppo. Con questo trionfo, Gilgeous-Alexander entra nel ristretto club di leggende capaci di vincere nella stessa stagione il titolo di MVP, top-scorer e Finals MVP, affiancando nomi come Jordan, O’Neal e Abdul-Jabbar.

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