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Serena Mollicone, il mistero si infittisce: cosa non torna

Un giallo intricato cominciato nel 2001 e non ancora risolto. Sono passati 23 anni dalla morte della 18enne Serena Mollicone di Arce, scomparsa il primo giugno 2001 e rinvenuta cadavere due giorni dopo in un boschetto in località Fonte Cupa, ad Anitrella. A processo prima un carrozziere di Arce, risultato poi del tutto estraneo, e ora la famiglia Motttola. Assoluzione piena anche per l’ex comandante della stazione dei carabinieri, il figlio e la moglie e altri due militari. Nel mezzo della storia un suicidio.

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Serena Mollicone, il delitto

Serena Mollicone, 18 anni, scompare nel nulla venerdì 1 giugno del 2001. La studentessa, residente ad Arce, esce di casa al mattino per recarsi presso l’ospedale di Sora e sottoporsi a una ortopanoramica. Nel pomeriggio ha appuntamento con il fidanzato Michele Fiorletti per andare dal dentista. La ragazza effettua l’ortopanoramica ma poi di lei non si ha più traccia. Il fidanzato è il padre, preoccupati, intorno alle 20 dello stesso giorno sporgono denuncia presso la caserma dei carabinieri di Arce.

Il corpo della giovane verrà rinvenuto due giorni dopo tra i rovi e i rifiuti di una località frequentata da prostitute, lungo le sponde del fiume Liri, a distanza di 20 km da Arce. Serena ha mani e piedi legati con un filo di ferro e un sacchetto della spesa infilato sulla testa e sigillato con il nastro adesivo. L’autopsia accerterà che non ha subito violenza sessuale ma è stata picchiata ed è morta soffocata: qualcuno le ha fatto sbattere la testa contro una superficie liscia e poi l’ha lasciata morire di asfissia. (continua dopo la foto)

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Chi è stato?

Nel 2003 viene arrestato Carmine Belli, carrozziere di Rocca d’Arce ed ultima persona ad aver visto Serena in vita, la mattina della sua sparizione. Belli si era recato in commissariato il giorno dopo la sparizione di Serena e aveva raccontato di averla vista litigare con un ragazzo. el processo di primo grado emerge l’estraneità di Belli dall’intera vicenda: il 6 luglio del 2004 il carrozziere viene assolto con formula piena dalla corte d’Assise del tribunale di Cassino. L’11 aprile 2008 il brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi si toglie la vita dopo che era stato chiamato in procura a Cassino come persona informata sui fatti.

Il 28 marzo del 2008 Tuzi viene convocato presso gli uffici giudiziari e dichiara di aver visto Serena Mollicone entrare nella caserma di Arce il 1 giugno del 2001 e di non averla mai più vista uscire. Una dichiarazione inaspettata che dà inizio un nuovo capitolo con l’iscrizione nel registro degli indagati dei tre componenti della famiglia Mottola: l’ex comandante della caserma di Arce, Franco, il figlio Marco e la moglie Annamaria.

Sotto processo finiscono anche il luogotenente Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. Nel processo di primo grado tutti e cinque gli imputati sono stati assolti: secondo la corte d’assise di Cassino, infatti, manca la prova regina. La procura di Cassino, nella persona del sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo, presenta ricorso in appello. Ma anche il processo di secondo grado, cominciato nove mesi fa, manda assolti i Mottola.

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