
L’iter per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina ha superato uno step cruciale: l’approvazione del CIPESS, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile. Un traguardo che sembrerebbe avvicinare sempre di più il cantiere di quella che dovrebbe diventare l’opera pubblica più discussa d’Italia. Ma proprio mentre il governo esulta per il via libera, esplodono le critiche degli esperti: tra le voci più dure, quella di Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, che in un’intervista ha parlato di “scelte senza senso”, sollevando un’ondata di indignazione.

Il j’accuse di Tozzi: “Unire due cimiteri”
Secondo Tozzi, l’idea stessa di costruire un ponte in un’area altamente sismica come quella dello Stretto è un’assurdità: “In caso di terremoto, il ponte potrebbe anche restare in piedi, ma collegherebbe due zone devastate, piene di morti. Sarebbe come unire due cimiteri”, ha dichiarato. Il suo ragionamento è netto: i soldi pubblici dovrebbero essere destinati all’adeguamento antisismico degli edifici, non a un’opera faraonica dal ritorno incerto. “Se arriva un sisma di magnitudo 6.9, potrebbe reggere solo un quarto degli edifici della zona, ammesso che reggano”.
“Mancano dati fondamentali”: le lacune del progetto
Il vero problema, secondo il geologo, non è solo nella destinazione delle risorse, ma nelle fondamenta stesse del progetto: “Non esistono studi approfonditi sulla geologia dell’area. Manca una relazione ufficiale dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), non si conosce la caratterizzazione delle faglie, e la faglia di Palmi, scoperta di recente, non è stata adeguatamente analizzata”. Per Tozzi, senza questi dati, ogni previsione sulla stabilità del ponte è azzardata. E l’attenzione geologica, afferma, è “clamorosamente carente”.
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