
Lo sci è in lutto per una terribile tragedia avvenuta in Val d’Isere che ha colpito una giovane campionessa. Aveva appena cominciato a volare, e il suo sogno si è spezzato tra le nevi e i ghiacci di un pendio d’allenamento. Una tragedia crudele, improvvisa, come un urlo soffocato tra i monti. La Francia dello sci piange una delle sue più promettenti giovani atlete.
🔴 La 18enne Margot Simond, giovane promessa dello sci francese, è morta durante un allenamento in Val d’Isère
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Margot Simond, 18 anni appena compiuti, è morta in seguito a una caduta durante una sessione di allenamento a Val d’Isère, in Savoia. A dare l’annuncio è stata la Federazione francese di sci (Ffs), con un comunicato essenziale: “Il movimento sportivo sciistico ha appreso della tragica scomparsa di Margot Simond, una giovane e promettente agonista”.

Lo scorso marzo aveva conquistato il titolo di campionessa francese juniores di slalom, mostrando classe, tecnica, visione. Aveva il passo delle predestinate, lo sguardo di chi sapeva dove voleva arrivare. Una figura minuta, determinata, capace di sfrecciare tra i pali con eleganza e rabbia agonistica. Aveva l’età in cui si sogna, ma anche quella in cui tutto è ancora fragile.
Le autorità non vogliono lasciare nulla al caso. La Procura di Albertville ha aperto un’indagine per far luce sulle circostanze dell’incidente. Le informazioni sono ancora poche, ma quel che è certo è che l’allenamento si stava svolgendo su una pista della celebre località alpina, considerata tra le più tecniche del circuito.
Il pensiero corre inevitabilmente a Matilde Lorenzi, la giovane sciatrice piemontese della Nazionale juniores, morta in condizioni simili lo scorso anno in Alto Adige. Due storie che si sfiorano, due vite spezzate nel momento in cui stavano per sbocciare. E torna, sorda e inquieta, una domanda che non si può ignorare: è sicuro allenarsi ad alti livelli nello sci alpino? Gli impianti sono sempre controllati in modo adeguato?

Nelle ore successive alla scomparsa della giovanissima atleta, messaggi di cordoglio e sgomento sono arrivati da tutto il mondo sportivo. Atleti, tecnici, federazioni. Un silenzio collettivo, fatto di dolore e incredulità. Perché Margot Simond non era solo una promessa. Era il presente che stava diventando futuro. Ora resta solo un vuoto, e le domande che tutti si pongono quando una vita in fiore viene spezzata da un destino impietoso. E che non hanno risposta.
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