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Roland Garros, il ranking dello stile dopo le polemiche dell’anno scorso

Roland Garros, il ranking dello stile dopo le polemiche dell’anno scorso

Giocatrici Roland Garros 2019; ed è subito polemica e voglia, anche di moda. Proprio come prevede il rito di ogni competizione tennistica che affianca all’agonismo anche una componente di valutazione esteriore ed estetica. Perché quest’ultima esprime carattere e spesso parla e comunica al di là del linguaggio verbale. Tanto che l’anno scorso la Williams era stata duramente criticata per aver scelto una tuta nera e molto aderente, a lei serviva per prevenire eventuali problemi circolatori di cui soffre, ma gli organizzatori l’avevano giudicata inopportuna per l’atmosfera della gara.

E allora diciamo subito che il Roland Garros 2019 si è chiuso con un motto. Ossia ‘largo alle giovani’. Chi ha conquistato la finale del torneo femminile sono infatti perlopiù visi nuovi che si sono affermati nella grande girandola della competizione su terra rossa.

Come calcola Ubitennis, delle sedici protagoniste che hanno raggiunto gli ottavi di finale, solo una era sopra i 30 anni. Ai quarti la più anziana era Petra Martic, 28 anni. Due giocatrici sotto i vent’anni sono arrivate in semifinale. Vondrousova (1999) e Anisimova (2001). Invece Anastasia Potapova (2001) e Sofia Kenin (1998) hanno battuto veri giganti del circuito come Kerber e Serena Williams.

Giovanissime quindi, che in questa stagione hanno fatto fino a qui la differenza. Considerando che solo il torneo di Madrid è andato a una 27enne, altrimenti l’età è più bassa dei 23 anni, stiamo vedendo volti sempre più freschi trionfare in campo contro le ‘storiche’.

Ma invece la battaglia del look, come si è svolta? Come questa nuova ondata sta raccogliendo la lezione sul personal branding in campo?

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Giocatrici Roland Garros: una questione anche di immagine

Sicuramente la trionfatrice del Garros, Ashleigh Barty, non ha la stravaganza di Serena Williams né la consapevolezza di una tennis star che si concede mille vezzi. Eppure in 70 minuti l’australiana vince la finale e porta a casa la più giovane disputa dai tempi dello Slam nel 2008. Lo fa scegliendo la canotta nella sua versione più femminile con lo scollo posteriore che si incrocia sulla schiena in una X. Colori scelti? Nero e bianco del marchio Fila, una grande sicurezza dal cuore italiano e proprietà coreana. La sua avversaria, Marketa Vondrousova, poi sconfitta è persino più vintage. Nonostante il sole e il caldo sceglie una maglietta modello polo e un gonnellino abbinato con il solito baffo Nike, che però nella micro-fantasia è un omaggio all’animo più hipster e meno omologato del tennis.

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Nulla a che vedere però con l’outfit di Serena Williams arrivato dopo le polemiche. Contro Vitalia Diatchenko ha indossato un completino disegnato da Virgil Abloh per Nike x Off-White con un taglio asimmetrico e con su impresse alcune scritte come ‘mamma’, ‘regina’ e ‘campionessa’. Il completo, dotato di una felpa larga, si scomponeva poi lasciando un top molto corto abbinato con i colori dell’intero outft. E insomma un trofeo, quello del personal branding, sicuramente se l’è portato a casa anche questa volta. Gli sguardi infatti erano tutti per lei.

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